Buried - Sepolto
Paul (Ryan Reynolds) si ritrova rinchiuso in una cassa di legno a 3 metri sotto terra e con in tasca un cellulare, una matita e un accendino. Grazie a questi 3 elementi, deve capire come è finito in quella cassa, per quale motivo e come fare a guidare i soccorritori fino a lui per poterlo liberare. Mentre i 90 minuti di aria a disposizione scorrono, mantenere la calma è sempre più difficile.
di Andrea D'Addio
La Sposa ne usciva a colpi di ditate in una delle più riuscite fantasie tarantiniane, non a caso poi replicata in un celebre episodio della serie "CSI" diretto proprio dal regista di "Kill Bill". L'angusto spazio di una bara non è certo la prima location che ci verrebbe in mente per un film d'azione, c'è un'unica azione possibile per il protagonista: uscirne.
I movimenti sono limitati e per dare svolte narrative non si può far
ricorso all'arrivo di elementi esterni, che siano cacciaviti, trapani,
pistole, ecc. Insomma, per scrivere un film del genere, e soprattutto per girarlo, ci vuole bravura, intelligenza e creatività.
Per tutti i suoi cento minuti di soli “interni”, "Buried - Sepolto"
porta lo spettatore ad appassionarsi e a vivere il conto alla rovescia
dell'ossigeno come se lo stesse vivendo lui in sala. Ma non è tutto. Se
da una parte c'è un film prettamente fisico, giocato
sul contrasto tra la mole del corpo e i pochi centimetri a disposizione,
dall'altra c'è un senso di frustrazione che a poco a che fare con la
contestualizzazione in Iraq, ma più con le esperienze comuni di tutti
noi, quando ci tocca interagire con le istituzioni o parlare con
risolvere un problema con la nostra compagnia telefonica e ci mettono
infinitamente in attesa prima di potere parlare con qualcuno che, da un
call center, più di tanto non ci può aiutare. Insomma, l'immedesimazione è doppia, la suspense non si basa su un inseguimento o
una sparatoria, non è il protagonista a muoversi, ma è il mondo esterno
che lo chiude sempre più, lo schiaccia come pareti di un videogioco.
Il regista Cortés è poi abile a capire come, proprio per non soffocare
lo spettatore, sia importante trovare anche dei piccoli accorgimenti che
ogni tanto servano a dare boccate d'aria, ovvero speranza. Per questo,
andando contro alla realtà fisica di uno spazio limitato, in due
occasioni decide di allontanarsi dal suo normale focus con una
carrellata all'indietro, scavalca lentamente uno dei lati della bara e
suggeririsce subdolamente il percorso di una galleria che non esiste, ma
che dà il senso di solitudine e allo stesso l'idea di una possibile via
di fuga per il suo attore. Lo fa una volta lateralmente, un'altra
dall'alto. Allo stesso tempo, da apprezzare è anche l'utilizzo del
sonoro, scatti che, al momento giusto, riescono a rilanciare la tensione
anche se niente di particolare è appena successo.
Ryan Reynolds è sempre un attore convincente ovunque si cimenti, che sia una commedia
d'amore, un film sui supereroi o, come in questo caso, un dramma
d'azione. Qui davvero ci mette “anima e corpo” e si vede. Se
per capolavoro si intende un film che condizionerà il cinema successivo,
di certo chiunque vorrà girare in futuro un film o lunghe scene in uno
spazio limitato, non potrà che dare un'occhiata al lavoro fatto con
“Buried - Sepolto”. Una buona ragione per non lasciarselo
sfuggire finchè sarà in sala: con il monitor di un pc o lo schermo d'un
televisore non sarebbe la stessa cosa.