
“Fare il cinema comico è un grande privilegio – ci dice subito Carlo Vanzina - Permette di mantenere un contatto stretto con il pubblico. Talvolta regala allegria. Ma soprattutto rappresenta un modo per capire e descrivere, in maniera leggera, il nostro paese. E non è una motivazione da poco”.
Vanzina dalla sua premessa si capisce che, come ha dimostrato la commedia all’italiana, da sempre, meglio di un trattato di sociologia può servire, anche, per capire la nostra società…
Sono d’accordissimo. Io e mio fratello, Enrico, siamo figli di uno di quei protagonisti (il grande Steno n.d.r.) e della commedia all’italiana e, anche noi, siamo oramai arrivati a quota quasi cinquanta film, quindi ci siamo fatti un’idea su questo Paese e su quanto è cambiato. Molti critici hanno anche detto – pur rimanendo piuttosto pesanti nei nostri confronti – che se una persona dovesse capire e dare una fotografia del Paese negli ultimi vent’anni se va a rivedere i nostri film se ne vedrebbero di tutti i colori. In particolare rispetto al cambio di usi e costumi, al modo di parlare, alle mode. In questo film, “Un’estate ai Caraibi”, chiaramente l’impianto è molto comico e diventa un po’ atemporale, un po’ acritico, però io sono convinto che, anche se non è una diretta intenzione dell’autore, un segno dei nostri tempi, della nostra società, rimane sempre.

La differenza sostanziale con “Un’estate al mare”, dell’anno scorso?
L’anno scorso abbiamo fatto il film abbastanza di corsa e abbiamo optato per il film a episodi. Nel senso che cominciava un episodio e si chiudeva. Quest’anno siamo ritornati ad un procedimento più nostro, quello di “Vacanze di Natale” o “Sapore di mare”. Vale a dire delle storie intrecciate, che si incastrano una nell’altra e che hanno un denominatore comune che è, in questo caso, l’isola di Antigua. Mentre “Un’estate al mare” era un grande omaggio alla commedia italiana degli anni ’60, per cui ci rifacevamo a dei soggetti che erano già stati trattati. “Un’estate ai Caraibi” è un film a sé stante, non c’è nessun tipo di omaggio, nessun richiamo a vecchi canovacci di storie già viste.

Gigi Proietti, grandissimo attore, di teatro, cinema, tv… Ancora una volta con i Vanzina?!
Perché Carlo è un grande regista e Enrico un eccellente sceneggiatore. Oltre al fatto che siamo amici da anni. Il mio rapporto con loro è ricominciato con il sequel di “Febbre da cavallo – La Mandrakata”, e devo ammettere che, la loro leggerezza mi si addice.
Chi è lei in questo nuovo episodio?
Sono ancora uno che scappa dai debiti di gioco. E vado a vivere ai Caraibi, dove divido la casa con un ragazzino del posto, un adolescente di colore, con il quale organizzo delle truffe, legate a finte adozioni a distanza. In tutto questo io gli faccio anche un po’ da padre. Fino a quando non finiamo nei guai. Ma sono un lestofante che vive ai Caraibi sempre con la nostalgia di Roma. Che ci volete fare, sono nato così, e anche nei film non riesco a mentire che casa mia è la Capitale.
Per saperne di più:
Il trailer di Un'estate ai Caraibi