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Ritratto pulp di Quentin Tarantino

Da commesso in una videoteca a regista impegnato negli eccessi. Uno stile, quello pulp, che segnerà la carriera di uno dei più anticonformisti autori americani.

Tarantino

28.03.2001 - Autore: Stefano Finesi
Narra la leggenda che Connie Tarantino (metà sangue cherokee) chiamò il figlio Quentin in onore della serie tv Gunsmoke, in cui Burt Reynolds vestiva i panni del protagonista Quint. Correva lanno 1963 e già era segnato il destino del futuro cantore del pulp, di quello che diventerà lemblema di una nuova generazione di registi cinefili cresciuta a tv e cassette, sguazzando tra i materiali bassi del rock, dei fumetti e del cinema di serie B. Dopo soli due anni trascorsi in Tennessee, la famiglia Tarantino trasloca a Los Angeles, dove il cinema si respira ad ogni angolo di strada: Quentin, pur avendo studiato da attore alla Carson Twin Cinema di Scottsdale, si deve accontentare dellaria stantia della videoteca dove fa il commesso, passando le giornate a vedere cassette, scribacchiare soggetti e dare consigli deliranti ai clienti. È al bancone che conosce Roger Avary, lo studente di cinema che diventa suo amico e che sarà cosceneggiatore dei suoi film, esordendo poi anche alla regia con lo sfortunato Killing Zoe. I due insieme fanno faville e la loro conoscenza del cinema è così impressionante che uno dei clienti del videostore, il produttore John Langley, propone loro un lavoro di assistenti per la realizzazione di un video di esercizi di Dolph Lundgren (lIvan Drago di Rocky IV!). Per entrambi è il primo passo nel mondo di Hollywood, che li porta a lavorare alla Cinetel Productions e ad entrare in contatto con Lawrence Bender, futuro produttore dei film del nostro futuro regista. Per ora Tarantino si interessa a sviluppare la sceneggiatura de Le iene, dopo aver venduto, per cifre ridicole e senza che nessuno ne abbia ricavato ancora nulla, gli script di Una vita al massimo e di Assassini nati. Proprio con Le iene egli dovrebbe passare dietro la macchina da presa e grazie a Bender succede il miracolo: Harvey Keitel legge la sceneggiatura e decide di interpretare il ruolo del protagonista, permettendo al budget del film di triplicarsi. Vi si aggiungono attori straordinari ma ancora poco conosciuti, come Steve Buscemi e Tim Roth, e il film, anche grazie alle sovvenzioni provenienti dal Sundance Institute, può partire. Presentato nel 1992 al Sundance Festival, Le iene non ha molto riscontro ma leco internazionale non tarda ad arrivare e lo stile personalissimo e incredibilmente potente del giovane regista viene subito adocchiato a Hollywood: gli viene offerto di girare le vecchie sceneggiature, ma lui rifiuta (Non volevo voltarmi indietro e fare roba vecchia. Ci penso come a vecchie fidanzate: le ho amate ma non ero più intenzionato a sposarle). Poco male, perché passeranno in mano una a Tony Scott (Una vita al massimo, 1993, film evidentemente tarantiniano, benché privato dei caratteristici salti temporali) e una a Oliver Stone, che la rimaneggia fino a trasformarla in qualcosa di assolutamente personale (in Assassini nati, 1994, Tarantino è accreditato solo come autore del soggetto). Il nuovo lavoro in cantiere, prodotto da Bender in associazione con la Miramax dei fratelli Weinstein, è Pulp Fiction (1994): uscito nelle sale alla chetichella, in poco tempo diventa un caso culturale, commerciale e sociale. Il film trasforma Tarantino in una star, porta alla ribalta il suo istrionismo. Immensamente divertito dal tutto, Tarantino inizia a fare comparsate nei film (Girl Six di Spike Lee, Desperado di Robert Rodriguez), a intraprendere la carriera di produttore ((Killing Zoe, simil-pulp dellamico Roger Avary, la trilogia di Dal tramonto allalba, la commedia nerissima Curdled), ad abbandonarsi a regie poco impegnative (lepisodio di Four Rooms, una puntata di E.R.). Il fatto è che tutti lo aspettano al varco per il nuovo film, dopo che mezzo mondo gli ha consegnato premi e ha scritto libri su di lui, ma gli anni passano e Tarantino sembra nicchiare. Quando infine esce Jackie Brown, tratto da Elmore Leonard e con protagonista Pam Grier, vecchia icona della blaxploitation, il regista americano si conferma agli occhi della critica come uno dei migliori giovani talenti mondiali: abbandonata volutamente la strada della violenza esplicita, egli è un autore ormai pienamente maturo e depurato da ogni eccesso. Gli anni naturalmente sono passati ancora e Tarantino, come sempre, non sembra aver fretta, preferendo quasi la divagazione allimpegno produttivo concreto, ma tenendo comunque in cantiere ben due pellicole: Kill Bill e lattesissimo The Vega Brothers, prequel incrociato de Le iene e Pulp Fiction. Chi scommette che il ragazzo del Tennessee ha già deciso di tornare alle origini?  
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