Un papà che cerca di rincuorare il figlio, evitando che il ragazzino rimanga in lacrime dopo il “bidone” tiratogli da un clown in affitto per la sua festa di compleanno. A quel punto l'unica soluzione del genitore è indossare un vestito da pagliaccio trovato in cantina e improvvisarsi lui animatore della serata. Un vestito vivo. Un vestito cattivo. Un demone pronto a giocare con la mente di questo papà e impossessarsi di lui, trasformandolo in cacciatore di bambini.
Succede in Clown, horror prodotto da Eli Roth in uscita in Italia in anteprima mondiale. “Dimenticate Pennywise di It – ci racconta il regista Jon Watts - Il mio film cerca semplicemente di rispondere a una domanda: 'Perché abbiamo paura dei clown?'. La risposta ve la diamo. Ed è più terrificante di quanto si possa immaginare. Volevamo che Clown fosse una storia nuova, un qualcosa che non avete visto prima. E' vero che abbiamo pensato a La mosca di Cronenberg, ma lo scopo era quello di non riciclare niente né utilizzare concetti narrativi che le persone abbiano già visto altrove”.


Appartengo a una generazione che ha considerato il Pennywise di Tim Curry come punto di riferimento. Quel film non era il massimo, eppure ci si ricorda sempre di quella performance...
La verità è che non ho mai visto quel film. Da ragazzino non mi era permesso guardare horror o thriller paranormali. Per i miei genitori erano “off-limits”. Quando ho cominciato a scrivere Clown insieme a Chris Ford abbiamo deciso che non avremmo usato nessun film clownesco come riferimento. Quindi tu mi nomini It, ma io posso dirti che Tim Curry in Legend è forse un riferimento più appropriato. Mi ha sempre fatto paura in quel film.
Parliamo dunque di questo clown demone. Come avete costruito il suo look? Il suo vestito, i suoi denti affilati, il suo sguardo...
È la storia di una trasformazione, quella di un uomo in qualcosa di diverso. Un protagonista che perde ogni contatto con la realtà e soccombe a una forza del male. Non abbiamo sperimentato più di tanto, abbiamo paragonato la possessione a un meccanismo parassitale. Quindi ci siamo ispirati a vere mutazioni genetiche e ai parassiti. Niente è più spaventoso della natura stessa! Una volta deciso il look finale del demone, abbiamo lavorato all'indietro cercando di capire come fa una persona a trasformarsi in quel modo. Alla fine il nostro protagonista ha subito un centinaio di cambiamenti di make up negli stadi di trasformazione che mostriamo nel film.


Sempre a proposito di demoni. Come si fa a creare un demone con una mitologia perfetta? Penso ai casi precedenti, uno su tutti, quello della Strega di Blair...
Non abbiamo creato un mostro ex-novo. Ci siamo ispirati a una vera storia legata alle origini del clown dal volto bianco, un racconto ispirato a storie folkloristiche nordiche. Una volta sul set, però, abbiamo pensato soprattutto ai predatori animali. Questo demone è un cacciatore, dunque il punto è: come fa a stanare la sua preda?
In un momento in cui la computer grafica permette a un regista di sbizzarrirsi con le creazioni mostruose, il fatto di scegliere un pagliaccio come protagonista horror rappresenta un po' una strizzata d'occhio nostalgica a un cinema del passato?
Il cinema vive un'ondata di horror sovrannaturali. È bellissimo, ma personalmente ho sempre preferito i “Monster Movies”. Sono ossessionato da Dracula, L'uomo lupo, Frankenstein e la Mummia. In Clown abbiamo entrambe le cose: la possessione paranormale di un uomo e allo stesso tempo la sua trasformazione in un mostro. Quindi lo considero anche un monster movie.


L'ultima domanda è quella tradizionale: qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
La locandina di Strade perdute di David Lynch. La tenevo dietro la porta così i miei genitori non la vedevano!
Clown è distribuito nei cinema da M2 Pictures.
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