Arturo Cremisi (Vincenzo Salemme) è il padre ideale in una fortunata
serie televisiva intitolata 'Un bambino a metà'. L’altro
protagonista è il piccolo Federico (Giulio Maria Furente), che ha il ruolo del suo tenero figlio. Fuori dal
set, però, i due sono in costante competizione. Un giorno nella vita di
Arturo entra in scena Mirko, un bambino di sei anni, con una situazione
familiare critica: il padre è morto, la madre è giovane, bella e ribelle
e lo zio è letteralmente fuori di testa (Giorgio Panariello). Finzione e realtà si
confondono al punto che Mirko, per una sorta di transfert, sceglie
Arturo come suo padre. La situazione si complica quando Enrico Pignataro (Sergio Rubini), amico e agente di Arturo, tenta di convicerlo a sfruttare
l’interesse dei media sulla faccenda. Cosa farà Arturo?
Tutto questo è “No Problem”, ottava regia cinematografica di Vincenzo
Salemme, che dopo il successone di “S.M.S.” arriva sullo schermo con un
appuntamento quasi annuale. Lo abbiamo incontrato a Roma insieme ai suoi attori Sergio Rubini Giorgio Panariello, Iaia
Forte, Aylin Prandi e Cecilia Capriotti.
Salemme, come mai questa ironica riflessione sul mondo dello spettacolo?
Mi sembrava giusto che un attore così fragile (come è Arturo, il
protagonista del film), si facesse coinvolgere da una cosa del genere.
Spesso il successo è effimero: la televisione può essere pericolosa se
non c’è il talento. In questo caso, ritengo sia peggio che essere
sfortunati.
Lei ama ingaggiare attori di stampo teatrale anche nei suoi film. Come mai questa scelta?
Penso che un attore bravo a teatro sia anche bravo al cinema e in Tv.
Io prenderei sempre attori bravi che abbiano fatto anche teatro.
Penso siano più credibili. Il teatro influenza l’attore per quanto
riguarda l’esperienza.
Anche le sue sceneggiature hanno sempre elementi teatrali…
È una cosa che accade normalmente anche in America, dove gli
sceneggiatori cinematografici fanno sempre teatro. Penso che il cinema
abbia sempre attinto dal teatro. È come un rapporto simbiotico: proprio
grazie al cinema il teatro si mantiene vivo. Il teatro dà allo schermo
le idee e lo schermo riesce a diffonderle.
Ci parli del rapporto instaurato sul set coi suoi co-protagonisti…
Per quanto riguarda Panariello, il nostro è davvero un grande
sodalizio. Con Rubini, invece, è stata una cosa inaspettata. Non
pensavo che volesse fare un film con me che sono considerato
soprattutto un comico. Io mi considero, invece, un attore.
Sergio Rubini come mai ha deciso di far parte del team comico di Salemme?
Avevo voglia di lasciarmi andare al mondo di Vincenzo. Era da tanto che
avevo voglia di lavorare con lui. L’avevo visto a teatro e avevo visto
i film che aveva fatto. Ho pensato che in qualche modo io e lui abbiamo
avuto la stessa formazione, quella del teatro. Il film parla di attori
e della loro vita che s’incrocia con quella della finzione. La verità è
che gli attori sono persone con dei problemi d’intentità. A volte
l’identità che porti sullo schermo ti rimane addosso – anche magari per
costumi e capelli – altre volte fai fatica a togliertela di dosso… ma
non è che vai dallo psicanalista!
Giorgio Panariello, ci parli di questo ruolo di zio matto da legare…
Cosa posso dire? Evidentemente mi vedono come l’idiota di turno e forse
non hanno nemmeno bisogno di fare il casting. È molto difficile
rimanere nel giusto equilibrio comico senza cadere sul ridicolo e
scadere sulla macchietta. Registi come Salemme e Pieraccioni mi hanno
dato la possibilità di dimostrare che al cinema posso portare anche
questi personaggi televisivi. E poi il mio personaggio ha una sua
umanità.
L’appuntamento in sala con “No Problem” è fissato per venerdì 10 ottobre. La pellicola è distribuita da Medusa.


NOTIZIE
No Problem - Auguri e figli maschi
Una commedia divertentissima su vita reale e finzione in Tv. L'una specchio e ispirazione dell'altra. A volte l'opposto. Senza mai dimenticare lo stile e la lezione di vita imparata dal teatro di Eduardo De Filippo. Vera scuola di Vincenzo Salemme.

07.10.2008 - Autore: La redazione