
L’altro assunto del regista però, quello secondo il quale “Nine” starebbe a “8 e ½” come “My Fair Lady” sta al “Pigmalione” e “Sweet Charity” sta a “Le notti di Cabiria”, è stato subito smentito dalle altre sue due attrici, che hanno placidamente ammesso di aver studiato i loro personaggi corrispettivi nel film del grande Federico. “La mia ispirazione è stata ovviamente Giulietta Masina – ha raccontato Marion Cotillard, dal vivo ancor più bella che sullo schermo - Ho cercato di leggere tutto quello che sono riuscita a reperire su di lei, ma ho trovato il personaggio di Luisa anche attraverso altre vie. Ho visionato un documentario su 'Apocalyse Now' che fu diretto dalla moglie di Francis Ford Coppola e poi ho capito la Masina attraverso le parole di Fellini stesso. Sono donne che nella vita hanno dato ai loro mariti tutto il loro amore. La presenza di Luisa per Guido è stata fondamentale. Ho capito quanto sia complesso amare qualcuno che è costantemente nel mezzo di un processo ceativo”.

E Penélope Cruz non è stata da meno: “Carla è un personaggio che mi incuriosiva moltissimo, volevo capire come è ossessionata da quest'uomo, come lascia se stessa per essere ciò che vuole lui. Ho visto Carla nella versione teatrale del musical e poi la Carla di Sandra Milo, ma ciò che mi ha aiutato di più sono state le tante interviste che la Milo ha rilasciato su questo personaggio. Per me era importante capire cosa faceva Carla quando era sola in albergo: lei non sapeva se Guido sarebbe arrivato due ore dopo, due giorni dopo o mai”. Proprio i ruoli femminili sono al centro di “Nine”, molto più della crisi creativa di Guido, che invece era il fulcro di “8 e ½”. E sebbene siano mancate la sua musa Nicole Kidman, la Saraghina/Fergie e Stephanie/Kate Hudson (personaggio inventato appositamente per il film), è stato interessante sentire analizzato il rapporto tra i due amori di Guido, un conflitto tra due donne che in fondo si comprendono.

Altro grande assente: Daniel Day-Lewis, sul quale nessuno dei presenti si è risparmiato: “Daniel è uno dei più grandi attori sulla scena e credo che siamo tutti d'accordo che lavorare con lui sia stato grandioso per tutti noi”, ha sentenziato Marshall. “Quando interpreta un ruolo, ci vive e ci respira dentro. E se da una parte questo può essere addirittura inquietante, d'altro canto è un suo modo di lavorare che ha aiutato tutti sul set. Ci ha consentito di arrivare in quel luogo che è la mente di Guido, percepire la verità del personaggio. Ha studiato molto Fellini, immergendosi nel personaggio, ed è venuto fuori in maniera naturale”.

Accusato di aver portato sullo schermo molti cliché degli italiani (come negarlo?), Rob non si è scomposto: “Il film è ambientato nel 1964 a Roma, per me è stata un'epoca incredibile, elegante, bella”, ha risposto candido come un fanciullo. “Volevo cogliere quel momento, quindi ho girato a Piazza del Popolo, con Daniel nell'Alfa Romeo... Il mio obiettivo era proprio che la gente amasse l'Italia di quell'epoca”. E ancora intrappolato nell’inevitabile parallelo con Fellini: “In America la gente sa che è stato un grande maestro, ma se parli con i ragazzini non conoscono nemmeno il suo nome. Quindi spero che vedendo 'Nine' abbiano anche voglia di vedere '8 e ½'”.
E mai speranza fu più malriposta...
Per saperne di più su Nine (01 Distribution, in uscita dal 22 gennaio)
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Anteprima: Sul set di Nine
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