
“Quando ho parlato per la prima volta con i produttori gli ho detto che sarebbe stato il film più difficile da realizzare – continua il regista – D’altra parte sono immediatamente stato travolto dalla passione per questo progetto: la cosa fantastica della Marvel è che si tratta di un gruppo più ristretto di persone rispetto a una Major e poi erano puri nerd. Ecco come ho vissuto gli ultimi due anni della mia vita”.
Anche questa volta il buon Ken ci mette pochi secondi per citare il suo amato bardo: “Proprio come Shakespeare anche il creatore di Thor, Stan Lee, ha fatto tante ricerche sulle mitologie nelle varie culture. Thor è proprio un incrocio tra Shakespeare e la mitologia nordica”. Sullo schermo Branagh mette due mondi in parallelo, il nostro e il regno di Asgard, governato da Odino (Anthony Hopkins), che sta per lasciare il trono al figlio Thor: “Mettiamo in scena dinamiche tra padri e figli, gelosie tra fratelli, e due personaggi che si innamorano e non possono stare insieme facilmente... se ci pensate questo è puro Shakespeare. La vera sfida è stata proprio nel linguaggio che abbiamo scelto di utilizzare: abbiamo mantenuto il tono solenne con cui gli dei si parlano, d’altra parte abbiamo deciso di non forzarlo troppo e renderlo più naturale”. E sempre a proposito di Shakespeare, Branagh spiega come si sia affidato al bardo per dirigere il suo protagonista, Chris Hemsworth: “Abbiamo deciso di leggere insieme alcuni passi dall’Enrico V, in modo da lavorare sulla sua abilità di comandare un esercito”.

Una volta che Thor e il suo potente Mjolnir avranno raso al suolo i botteghini di tutto il mondo, Ken Branagh avrà una nuova occasione per cavalcare l’onda del successo anche oltreoceano – pare che abbia già due nuove regie in trattative: “Voglio continuare la mia avventura artistica – conclude – La cosa migliore che può capitare a questo punto della carriera è avere la fortuna di essere sempre circondato da persone piene di talento”.
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