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Incontro con il regista catalano Cesc Gay

Film.it ha incontrato il regista Cesc Gay in occasione dell'uscita del suo ultimo film: Krampack.

Krampack

30.01.2001 - Autore: Beatrice Rutiloni
Già il titolo del film, \"Krampack\" che non vuol dire assolutamente niente, la dice lunga sul senso di questo secondo lungometraggio del trentatreenne Cesc Gay. Dà la perfetta idea delladolescenza, limbo dai contorni sfumati, luogo della vita dove nulla ha un preciso significato. Due adolescenti al centro di unestate senza genitori e tanto di quel testosterone da far invidia ad una confezione di Viagra. Ma può anche succedere che un ragazzino più sensibile di altri sia curioso e voglia approfondire la conoscenza del proprio sesso: perché due ragazze possono dormire insieme, darsi baci, tenersi la mano e fare i primi esperimenti mentre due maschietti no? Krampack, termine coniato dai due protagonisti per identificare una tenera e reciproca pratica masturbatoria, è un film che ha raccolto consensi da vari festival un po ovunque: scoperta critica di Cannes 2000, San sebastian, Giffoni, Edimburgo, ha lasciato senza parole anche la stessa productora Marta Esteban, quando al festival di Toronto, due ore dopo la prima proiezione, stava già firmando un contratto per la distribuzione negli Stati Uniti, cosa abbastanza rara per un film spagnolo. Tratto da una commedia teatrale di Jordi Sanchez, riadattato da Gay con Tomas Aragay, \"Krampack\" è la non commedia sui turbamenti dei teenager più vera che non sia mai stata realizzata. E questa è la sua forza.   Può svelarci il mistero, ossia dove ha preso il nome \'Krampack\'?   C.G. \"E solo il nome della pièce teatrale di Jordi Sanchez. Io ho fatto a lui la stessa domanda che mi fa lei. Mr. Krampack era il nome di una persona che gli era balzata agli occhi mentre leggeva qualcosa. Insomma, un caso. In Spagna fu un successo. Io ero a New York, avevo appena finito di girare Hotel Room e Marta Esteban mi propose di girare la pièce. Allinizio ero perplesso, perché il testo aveva un solo ambiente interno e lidea di lavorare ancora con ambienti chiusi non mi piaceva: Hotel Room, si svolge in una stanza. Ma lei mi ha convinto, ha detto che potevo fare quello che volevo. Così ho abbassato letà dei due protagonisti, che a teatro avevano 25 anni a 16 anni. A questa età sono più interessanti da raccontare, a livello di febbri emozionali, e così ho spostato la scena totalmente allaria aperta e durante lestate: volevo luce naturale e onde del mare , le condizioni in cui tutti abbiamo avuto amori giovanili\".   Sembra che lei abbia voluto conferire al sesso la stessa natura confusa e aperta che possiede letà di passaggio, trattando il tema del sesso in modo del tutto iniziatico, ma solo in apparenza leggero.. C.G. \"Krampack non è un film sul conflitto di un coming out omosessuale. Volevo fissare con limmagine quellepoca in cui si svegliano i sensi, come quando un bambino si mette in piedi per la prima volta e un po barcolla. Io sono eterosessuale, e ho voluto fare un film sui primi approcci dellessere umano al sesso, che non hanno sempre una direzione specifica. Il gioco del Krampack è un gioco a due che Dani e Nico facevano anche lestate prima e la prima ancora, solo che da questa qui in Dani si sveglia in una specie di confusione. E quando comincia a venir fuori la coscienza dell\'amore che succedono i danni, prima è solo spontaneità. Io non so se Dani diventerà un omosessuale, tantè che nella scena finale lui è sulla spiaggia e prima guarda una ragazza alla sua destra, poi un uomo sulla sinistra, e alla fine decide di fare un bagno. Per ora sta solo sperimentando. E un essere umano in costruzione con tutte le conseguenze del caso\".   Che reazioni ha avuto il film in Spagna e quali ti aspetti in Europa e in America?   C.G. \"Di assoluta sorpresa. Prima che venisse presentato a Cannes il distributore spagnolo era un pochino perplesso e mi aveva chiesto di tagliare le scene più liberatorie del film. Io non volevo naturalmente, e mi sono opposto. Lho avuta vinta e Krampack, nella sua versione integrale, ha vinto il Prix Jeunesse, che ha così sollevato ogni dubbio anche al distributore. In Spagna ci siamo accorti subito che il pubblico rispondeva bene, in particolare i giovani, che si riconoscono nei protagonisti. Il film non è certo il tipico teen-movie americano, non è particolarmente divertente e tutto sommato è lento, questo perché non è un prodotto indirizzato e studiato per un determinato pubblico. Credo che nelle grandi città funzionerà allo stesso modo. Mi sono tirato fuori il più possibile dalle caratterizzazioni regionali, il gusto spagnolo è appena accennato. Il pubblico omosessuale apprezza e appoggia il film, e io li ringrazio, ma è una minoranza. Le sue possibilità sono più vaste\".   Fernando Ramallo (Dani) ha ricevuto la scorsa estate il premio come miglior talento giovane al festival di Giffoni, ma la vera sorpresa di Krampack è Jordi Vilches (Nico), come lo hai scoperto?   C.G. \"Jordi è stato bravissimo, era la prima volta che si trovava di fronte ad una macchina da presa. Prima faceva lacrobata in un circo estivo. Per il ruolo di Nico ho fatto un casting di oltre 200 ragazzini, ma erano tutti fisicamente troppo grossi, volevo una figura esile. Un mio amico che lavora in teatro mi parlò di Jordi. Così conobbi questo ragazzino che voleva solo i soldi per comprarsi un camper e andare via, ad Amsterdam, non gli interessava fare lattore. Al provino ha fatto molte acrobazie, mi ha dato tutto quello che sapeva fare. Nessuno della produzione aveva intenzione di prenderlo, Marta voleva un altro attore, ma io mi rendevo conto che stavo riscrivendo la sceneggiatura proprio su di lui. Ho preso molto dai ragazzi, soprattutto nei dialoghi, nel gergo giovanile. Quando mi cambiavano le frasi perché a loro non venivano spontanee li lasciavo fare. La sceneggiatura è stata una struttura, i dialoghi uscivano fuori giorno per giorno. Poi hanno talmente tanta energia che era impossibile non farlo!\".   Che rapporto hai con le tecnologie digitali?   C.G. \"Ci sono delle storie e delle situazioni che aumentano la resa in elettronico: documentari, film basati sullimprovvisazione in cui il supporto tecnico deve essere discreto, dipende dalla storia. E\' la stessa cosa di quando scegli tra bianco e nero e colore. L\'importanza del digitale è che i giovani possono fare film a basso costo; può essere un mezzo per scoprire nuovi talenti\".  
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