
Disneynature, ritorna per la terza volta dopo “Earth” del 2009 e “Oceans” del 2010, ad osservare da vicino la natura con l’aiuto di esperti filmmakers e mostrando, nello scorrere delle immagini, un respiro universale che abbraccia uomini e animali in analogie inquietanti più che in differenze sostanziali. I felini di “African Cats”, liberi nella Riserva Nazionale di Masai Mara in Kenya, sono stati filmati dalla troupe per due anni e mezzo e il prodotto finale è vivido, quasi bruciante nella vicinanza umana al mondo naturale e alle sue leggi a volte estremamente dure e imperscrutabili. La natura si esprime sullo schermo con la voce di un’inedita narratrice, Claudia Cardinale, che con lo stesso tono profondo e dolce del documentario, caratterizzato da un leggero accento francese profumato di esotismo, ci racconta in esclusiva dell’esperienza di narratrice, della sua brillante e longeva carriera e di un ricordo personale legato al grande regista Mario Monicelli.
Signora Cardinale ci racconta la sua prima volta di narratrice fuori campo e l’esperienza di “African Cats”?
E’ stata la mia prima volta come voce narrante ed essendo nata in Africa sono molto legata e rispettosa della natura e degli animali. Sono rimasta incredibilmente colpita dal lavoro dei registi del documentario e dal risultato finale, questi felini sembrano umani e sono stati ripresi da vicino in maniera sorprendente. E’stato strano doppiare un uomo, (Samuel L. Jackson nella versione originale, N.D.R.), ma d’altronde ho una voce molto maschile e spesso al telefono mi scambiano per un maschio (ride divertita). Il primo che mi ha dato una voce è stato Federico Fellini in “8½”, prima venivo sempre doppiata perché non parlavo bene l’italiano.

Nel documentario sono protagonisti i felini e temi come la maternità, e la conservazione della specie, lei cosa pensa della famiglia e in quale personaggio si è in qualche modo identificata?
E’ importante difendere gli animali, io non amo la caccia e mi sono sentiva vicina al personaggio di Mara, la leonessa cucciola solitaria. Volevo fare l’esploratrice da giovane e sono sempre stata disinvolta e amante degli animali, una volta durante le riprese di “Il circo e la sua grande avventura” di Henry Hathaway, sono entrata persino nella gabbia dei leoni. D’altronde ho un interpretato un personaggio dallo stesso nome in “La ragazza di Bube” di Luigi Comencini e la piccola leonessa Mara non poteva non ricordarmi quell’esperienza.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Sono sempre in viaggio, mi sposto in continuazione, ho girato un film ad Istanbul (“La signora Enrica” di Alì Ilhan) e tornerò presto in Italia a girare un film nel Sud del quale però non posso ancora svelare nulla.
Visto che tornerà presto a girare in Italia cosa ne pensa del cinema italiano contemporaneo?
Io adoro il cinema italiano, mi sento italiana, ma qualcosa sta cambiando e questo mi dispiace. Arrivano pochi film italiani in Francia e questo mi addolora, ne vorrei vedere di più. Prima c’erano le coproduzioni adesso non se ne fanno quasi più. Credo anche fermamente che i giovani devono essere aiutati ad emergere.

Un ricordo personale del regista Mario Monicelli con il quale ha lavorato in uno dei suoi primi film, “I soliti ignoti” e scomparso da meno di un anno…
Ho un ricordo bellissimo di Mario, l’ho incontrato prima che scomparisse alla Cinemateca di Bercy dove vado spesso, io ero tra il pubblico e lui era ospite e a un certo punto ha esclamato: “sta qui quella che ha cominciato con me!”. Mario è stata una persona eccezionale, un uomo di grande ironia.