
Ad interpretarlo Ewan McGregor, scozzese classe 1971, che grazie al personaggio di Renton interpretato in "Trainspotting" (1996) ha trovato la fortuna a Hollywood, impersonando ruoli iconici come quello di Obi Wan Kenobi nella nuova trilogia di “Star Wars”: “Ripensando a Trainspotting – dichiara l’attore - ricordo la sensazione di essere giovani e tentare di fare passi avanti in questo mestiere. Era bellissimo! Adoravo lavorare con Danny Boyle e i tre film che ho girato con lui sono stati importantissimi: è davvero un peccato che non ci sia più alcun rapporto tra noi”.
Oggi McGregor, quando non è in sella alla sua moto per girare il mondo, vive a Los Angeles dove si trasforma sempre di più in una macchina da guerra hollywoodiana: “Mi sono trasferito a Los Angeles, ma non vivo più in Scozia dall’88. Ho vissuto a Londra, comunque dal momento che il lavoro mi fa stare via tutto il tempo, mi interessa vivere dove abita la mia famiglia e Los Angeles mi piace moltissimo”.

Ed ecco dunque McGregor a Roma, insieme all’intera squadra di “Angeli e demoni”: lo incontriamo ed è molto disponibile, per quanto si capisca facilmente che non è proprio il tipo che ama le interviste.
Sono passati molti mesi dalla fine delle riprese, come vede l’intero progetto oggi?
Per me è stata un’esperienza molto interessante: volevo soprattutto lavorare con Ron Howard. L’avevo conosciuto a Londra in un ristorante, quando girava "Il codice Da Vinci". Mi ha inviato il copione e mi è piaciuto subito.
Il suo personaggio è l’unico membro del clero giovanissimo, in un film in cui tutti gli altri sono più anziani: qual è stata la difficoltà maggiore?
La mia sfida era proprio rendere il personaggio credibile: era importante raggiungere un livello di fiducia in sé stessi. Penso che l’abito mi abbia davvero aiutato. Avevo già indossato la talare in un lavoro di tanti anni fa e devo dire che ti porta direttamente nel ruolo. Ti dà automaticamente uno status e ti comporti istantaneamente come il personaggio.

E dunque, da una parte la vediamo in megaproduzioni hollywoodiane, ma dall’altra non rinuncia mai a ruoli minori in pellicole più indipendenti…
È bello alternare ruoli piccoli e grandi. Recentemente ho interpretato un film con la mia amica Hilary Swank, dove facevo un piccolo ruolo, ero il papà di Gore Vidal. Su quel set ero felice! Non mi importa mai il budget, mi interessa la storia: non fa differenza se devo girare in esterni sotto la pioggia in Scozia con una troupe di 20 persone, o se mi ritrovo in un teatro di posa a Los Angeles con una troupe di 500 persone. È lo stesso lavoro, perfino sul palcoscenico dove hai responsabilità verso gli spettatori, solo che in quel caso hai più controllo della performance.
Ha girato il mondo insieme al suo amico Charley Boorman: quali sono i luoghi che ricorda di più di quei viaggi? La ritroveremo in una nuova avventura in sella alle BMW con Charley?
Beh, perché no?! Ma non credo accadrà molto presto. Per quanto riguarda i miei ricordi: la Mongolia è stata incredibile: ho conosciuto persone fantastiche e ricordo la disperazione nel non trovare le strade! Del secondo viaggio, vi parlerei ore e ore dell’Etiopia e delle sue montagne del nord. Quando uno pensa a quel posto, immagina solo baracche e desolazione, e quello è il Sud. Il nord dell’Etiopia è come il paradiso.
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Per saperne di più:
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