
Quando gli errori sul set fanno la storia del cinema

Un silenzio angosciante - Il laureato (1967)
I set cinematografici sono ambienti di lavoro in cui può succedere di tutto, compresi tanti, tanti errori. Ma a volte questa è una benedizione, perché ci sono errori che hanno portato a scene leggendarie o alle caratteristiche più iconiche di un film.
Come ad esempio il finale de Il laureato, quello famoso in cui, dopo essere fuggiti insieme, Dustin Hoffman e Katharine Ross siedono su un bus in silenzio, con la faccia di chi non sa esattamente cosa fare della propria vita. La scena deriva in realtà da un errore di Sam O'Steen, il montatore del film, che fu incaricato dal regista Mike Nichols di girare la scena al posto suo. O'Steen dimenticò di gridare "Stop", e, per rimanere nel personaggio, i due attori restarono immobili a lungo senza sapere cosa fare.
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Ti tocca suonarla ancora, Sam - Casablanca (1942)
Il compositore di Casablanca Max Steiner non era un fan di "As Time Goes By", la canzone che Rick (Humphrey Bogart) fa suonare in onore dell'amata Ilsa (Ingrid Bergman). Voleva anzi rimpiazzarla con un brano tutto nuovo e intendeva farlo durante le riprese aggiuntive, ma non aveva calcolato il fatto che Ingrid Bergman si fosse già tagliata i capelli per il suo film successivo. Steiner dovette dunque rinunciare e la canzone rimase nel film. Meglio così, perché quella scena è ancora oggi leggendaria ed "As Time Goes By" è stata votata nel 2004 al secondo posto tra le migliori canzoni del cinema americano dall'American Film Institute.

Attraversamento pedonale - Un uomo da marciapiede (1969)
La scena più celebre di Un uomo da marciapiede, quella in cui Dustin Hoffman rischia di essere travolto da un taxi e lo prende a improperi ("Sto camminando qui!"), fu improvvisata quando un taxi davvero rischiò di travolgere l'attore. La produzione girava per le strade di New York, perché il budget era basso, e quel tassista non poteva sapere che in quel momento stava entrando nel campo della macchina da presa. Hoffman, da attore di metodo, decise di non uscire dal personaggio e reagire esattamente come avrebbe fatto il suo "Ratso" Rizzo. Il regista John Schlesinger decise di tenere la scena.

Un finale amarissimo - Chinatown (1974)
L'indimenticabile finale di Chinatown, classico noir di Roman Polanski, in cui (SPOILER) il cattivo vince e il detective di Jack Nicholson lo vede allontanarsi impunito, non era previsto. La sceneggiatura di Robert Towne prevedeva un lieto fine, ma Polanski decide di cambiare tutto all'ultimo minuto, scrivendo alcuni dialoghi aggiuntivi e chiedendo agli attori di adattarli al modo in cui pensavano che i loro personaggi li avrebbero pronunciati. Il resto è storia.

Una barca più grossa - Lo squalo (1975)
La battuta più famosa de Lo squalo di Steven Spielberg è "Ci serve una barca più grossa". La pronuncia Martin Brody (Roy Scheider) dopo un inatteso faccia a faccia con lo squalo bianco a cui sta dando la caccia insieme a Quint e Hooper. In originale è "You're gonna need a bigger boat", ovvero "Ti/vi servirà una barca più grossa". Cioè la battuta ricorrente che i membri della troupe pronunciavano ogni volta che qualcosa andava storto sul set, nata da uno scambio tra Carl Gottlieb, sceneggiatore del film, e i produttori Richard Zanuck e David Brown. Gottlieb sosteneva che la barca utilizzata per tenere in equilibrio la chiatta che reggeva tutto il materiale tecnico del set fosse troppo piccola, ma i produttori non ne volevano sapere e così nacque la battuta. Scheider decise di improvvisarla in una scena, per la fortuna di generazioni di spettatori.

Il suono delle spade laser - Star Wars (1977)
Ben Burtt è l'architetto di tutti i suoni più memorabili della saga di Star Wars, compreso quello delle spade laser. Burtt cercò prima di crearlo registrando il ronzio di un proiettore cinematografico, ma pensò che mancasse qualcosa. Un giorno stava attraversando una stanza in uno studio con un microfono acceso in mano. Quando passò davanti a un televisore acceso in modalità "muto", il microfono emise un fortissimo ronzio, un feebback che Burtt sovrappose a rumore del proiettore per ottenere il famoso suono che tutti conoscono a memoria.

Un fantasma misterioso - Tre scapoli e un bebè (1987)
Una delle più persistenti leggende del cinema è quella sul fantasma che apparirebbe in una scena di Tre scapoli e un bebè, il remake di Tre uomini e una culla diretto da Leonard "Spock" Nimoy. In realtà, si tratta di un cartonato che è possibile vedere in una precedente scena del film: un cartonato di Ted Danson, che nel film interpreta un attore. Il cartonato fu abbandonato per errore dietro una tenda sul set, e ripreso durante la scena in questione. Per anni è stato detto che fosse lo spettro di un teenager morto nell'appartamento in cui vennero effettuate le riprese. Peccato che non fosse un appartamento, ma un set...

I colori della sofferenza - L'ultima tentazione di Cristo (1988)
Nella scena finale de L'ultima tentazione di Cristo, contestato e acclamato film di Martin Scorsese, vediamo il Cristo di Willem Dafoe soffrire sulla croce, mentre i colori della pellicola impazziscono e poi tutto sfuma nel bianco. In realtà si trattò di un problema tecnico: la montatrice Thelma Schoonmaker si accorse che la scena della crocifissione era sovraesposta, e pensò che a Scorsese sarebbe venuto un infarto. Invece il regista reagì in maniera opposto, ritenendola una perfetta conclusione per il film.

Tutto il film così com'è - Seven (1995)
Dopo aver letto la sceneggiatura di Seven scritta da Andrew Kevin Walker, David Fincher si sentì in dovere di telefonare allo sceneggiatore per complimentarsi di come avesse evitato tutti i cliché del cinema poliziesco. Specialmente riguardo il finale, in cui il serial killer John Doe (Kevin Spacey) si fa arrestare, prima di presentare al detective Mills (Brad Pitt) la testa della moglie in una scatola. Ma Walker lo contraddisse, spiegandogli che aveva letto una versione più vecchia della sceneggiatura. La nuova versione conteneva tutti i cliché del mondo. Fincher ottenne di poter girare la versione che più gli andava a genio... a patto di iniziare subito prima che i pezzi grossi della New Line se ne accorgessero.