
I dieci sequel horror migliori di sempre

Nightmare 3 - I guerrieri del sogno (1987)
Freddy Krueger vi dà il benvenuto a questa nostra gallery dedicata ai migliori sequel del genere horror. Si sa, il vecchio adagio sostiene che un seguito non possa mai essere all'altezza dell'originale, ma le regole sono fatte per essere infrante. Ci sono seguiti horror che hanno sfiorato, eguagliato e a volte anche superato la grandezza degli originali.
La saga di Nightmare è nota per essere tanto lunga quanto spesso deludente, rispetto al primo capitolo diretto da Wes Craven. Il secondo, che non coinvolse il regista, è in effetti non all'altezza. Ma Nightmare 3, nel quale torna Craven come produttore e soggettista, nonché Heather Langenkamp nei panni di Nancy, parte dritto per la tangente, lanciandosi in una sequela di scene oniriche e concetti tanto bislacchi quanto memorabili, con un'ambientazione (un ospedale psichiatrico) per giunta perfetta. E poi c'è il brano dei Dokken! Il migliore della saga dopo il primo.
Vediamo insieme gli altri sequel migliori della storia dell'horror...
GUARDATE ANCHE:
Dieci film stressanti da vedere, eppure irresistibili
I migliori horror degli ultimi 30 anni - La lista definitiva
La paura che verrà: gli horror più attesi del 2018

La moglie di Frankenstein (1935)
Tanto il Frankenstein di James Whale è un capolavoro epocale, quanto lo è il sequel. La moglie di Frankenstein introduce la sposa del mostro (interpretata da Elsa Lanchester, che fa anche la parte di Mary Shelley nel prologo), con la sua capigliatura entrata nella leggenda. E dimostra molto presto nella storia del cinema come l'idea di un sequel, e per giunta del sequel di un'opera letteraria, non sia per forza una bieca mossa commerciale.
Zombi (1978)
George Romero aveva creato il filone moderno degli zombie con La notte dei morti viventi, ma non aveva alcuna intenzione di riposare sugli allori quando si mise in testa di tornare sul tema. Zombi è ancora meglio del primo capitolo: l'azione senza tregua si sposa a una critica del consumismo ancora più crudele delle scene gore (pure agghiaccianti, grazie agli effetti speciali di Tom Savini). Alla sceneggiatura collaborò anche Dario Argento, che rimontò il film per il mercato europeo aggiungendo le musiche dei Goblin. Una pellicola magistrale, con un'ambientazione talmente iconica (il centro commerciale) da essere stata copiata e omaggiata a destra e a manca.

L'assassino ti siede accanto (1981)
Il secondo capitolo di Venerdì 13 - all'epoca non ancora una saga così nota da garantire che il titolo non fosse cambiato! - ha il merito di introdurre Jason Voorhees, assente nel primo capitolo dove (SPOILER?) era sua madre a uccidere i villeggianti. Qui Jason non ha ancora l'icoica maschera da hockey, ma è già la presenza inarrestabile che avrebbe giustificato innumerevoli sequel.

Halloween III - Il signore della notte (1982)
Halloween III è uno dei rarissimi casi nella storia dei franchise horror hollywoodiani in cui il mostro protagonista viene messo da parte totalmente. Via dunque Michael Myers (che sarebbe tornato nei successivi), largo a un giocattolaio pazzo creatore di maschere di Halloween dagli sconvolgenti poteri. Una mossa geniale, perché già Halloween II si era dimostrato non all'altezza del primo capitolo di John Carpenter. Halloween III può così funzionare sulle sue gambe ed elevarsi al di sopra del marasma di copie carbone precedenti e posteriori.

Aliens - Scontro finale (1986)
Pareva impossibile poter fare meglio del primo Alien, un capolavoro dell'horror di fantascienza che, con il suo design, la tensione e i silenzi magistrali, si era scavato già un posto nella storia del cinema. James Cameron avvicinò il sequel con l'arroganza degli americani (opposta alla flemma british di Ridley Scott). E vinse, ribaltando il tono e le premesse, sostituendo il silenzio con il rumore assordante delle armi e dei veicoli, la tensione con l'azione a rotta di collo, la parsimonia con l'abbondanza (di mostri, effetti, personaggi). Ma lasciando sempre al centro la Ripley di Sigourney Weaver, enigmatica e marziale.

La casa 2 (1987)
Dopo aver realizzato con le sue sole forze La casa, Sam Raimi ricevette i soldi di De Laurentiis per girare una sorta di sequel/remake. La casa 2 dimostra che non sempre un budget più elevato equivale a dover compromettere le proprie idee. Anzi, qui Raimi ha la libertà di sbizzarrirsi, creando un film epocale che mescola, molto più del primo, gore e slapstick, cementando la leggenda del suo protagonista Ash (Bruce Campbell). Più che un sequel, una seconda partenza.
L'armata delle tenebre (1992)
Se La casa 2 ha creato uno stile, L'armata delle tenebre lo ha portato a compimento. Sam Raimi torna ancora una volta a raccontare le avventure di Ash, ma stavolta si lascia andare al citazionismo, all'avventura più spensierata e all'ironia, confezionando un vero cult. Un film talmente iconico da risultare ancora oggi più popolare dei primi due capitoli della saga, nonostante la loro importanza nel panorama horror.

La casa del diavolo (2005)
Dopo aver esordito spiazzando tutti con La casa dei 1000 corpi, il musicista Rob Zombie trovò realmente la sua voce d'autore nel sequel La casa del diavolo. Se il primo è una fantasia horror che omaggia tutto l'immaginario derivato da Non aprite quella porta, il secondo è un thriller on the road affilato come una lama di rasoio, capace di farci parteggiare per una famiglia di assassini senza scrupoli. Finale epocale sulla melodia di Free Bird dei Lynyrd Skynyrd. Zombie ha appena iniziato a lavorare al terzo capitolo. Speriamo bene...

28 settimane dopo (2007)
28 giorni dopo rivitalizzò il filone degli zombie, aggiornandolo al 21° Secolo e ideando la figura del rabbioso veloce e famelico, che sarebbe poi stato "semplificato" nello zombie veloce. 28 settimane dopo non avrebbe avuto alcun diritto di aspirare a uguagliare l'exploit di Danny Boyle. Ma lo fa: è un sequel all'altezza, teso e snello, pieno di interpreti efficaci (su tutti, Robert Carlyle, Imogen Poots e un poco noto Jeremy Renner) e abbastanza umile da voler solo intrattenere molto bene senza appesantire il tutto con inutili sottotesti.