
Dieci tecniche con cui i film horror ci terrorizzano

Le tecniche del cinema horror - I jump scares
I film horror esistono da sempre e sono vecchi quasi quanto il cinema. L'idea di recarsi in una sala per essere spaventati può sembrare bizzarra, ma va considerato che abbiamo un bisogno innato di esorcizzare le paure, e non c'è occasione migliore di farlo in pubblico, dove l'unione fa la forza. Il cinema dell'orrore è talmente vecchio che ha avuto un secolo per affinare le proprie armi alla perfezione. Ecco dieci trucchi capaci di farci sempre impazzire di terrore...
A partire dal più comune, di cui spesso, ormai, si abusa: i cosiddetti "jump scares", ovvero gli attimi che ti fanno saltare sulla sedia. Possono essere creati da un'improvvisa entrata in scena, da un'immagine forte combinata con un effetto sonoro alto. A volte sono fasulli, e combinano l'apparizione di un volto amico con un effetto sonoro che ci fa saltare. In quest'ultimo caso servono per tenere viva la tensione e non far dimenticare allo spettatore che una minaccia vera incombe. Quando l'effetto sonoro prende il sopravvento, allora i jump scares possono dare noia. Ma quando usati con sapienza (come in questa scena de Lo squalo, che Spielberg rigirò perché fosse massimamente efficace), sono uno strumento perfetto per terrorizzare.
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La musica
Quando ben congegnata, la colonna sonora di un horror può creare una tensione insostenibile. Pensiamo ancora una volta a Lo squalo, con le due note della colonna sonora di John Williams a fare da tappeto ad alcune delle scene più spaventose. Oppure a quella di Halloween, composta da John Carpenter stesso e capace di mettere angoscia semplicemente accompagnando le riprese in esterni di una tranquilla e sonnolenta cittadina dell'Illinois.

Gli effetti sonori
Il nostro cervello spesso ci tiene nascosto il fatto che ciò che al cinema ci piace di più non è l'immagine gigante ma il sonoro sparato a tutto volume. Gli effetti sonori sono perciò fondamentali nell'esperienza cinematografica e nel generare paura. Pensate solo ai passi del tirannosauro in Jurassic Park. Basta poco per far impennare la frequenza cardiaca e preparare al terrore vero della scena che seguirà.

Il silenzio
Gli effetti sonori risaltano ancora meglio quando si muovono su uno sfondo di totale e innaturale silenzio. Il respiro pesante di un personaggio, il battito del suo cuore, i suoi passi mentre si muove negli oscuri e silenziosi corridoi di un ospedale psichiatrico abbandonato e pieno di spettri o maniaci. Un esempio recente di uso creativo del silenzio lo troviamo nell'ottimo A Quiet Place, dove il plot stesso lo impone per tutta la durata del film e, quando il regista John Krasinski lo spezza, la paura esplode.

I primi piani
A volte il terrore è più efficace se lasciato all'immaginazione. Riprendere da vicino il volto di un personaggio, solcato dalla paura, è dunque una tecnica molto efficace per spaventare, perché taglia fuori tutto il contesto e ci impedisce di vedere quello che il personaggio sta vedendo. Ottimo uso ne fa Jordan Peele in Scappa - Get Out.

Un falso senso di sicurezza
Non c'è niente di meglio che far sentire a proprio agio lo spettatore mostrando dei personaggi sicuri e tranquilli in un ambiente che pensano di conoscere. Per poi far scattare la trappola. Succede perfettamente in Alien, dove la cena dell'equipaggio della Nostromo viene interrotta dal "parto" di John Hurt. Ma anche alla fine, quando Ripley è certa di aver sconfitto lo Xenomorfo e si prepara all'ibernazione. Siamo convinti, come lei, che tutto sia finito, ma improvvisamente l'alieno riappare...

La stupidità dei protagonisti
Quante volte abbiamo sentito il personaggio di un horror dire la fatidica parolina: "Dividiamoci!". L'ultima cosa che chiunque persona sana di mente farebbe in una situazione inquietante è la prima cosa che spesso fanno i protagonisti di un film dell'orrore. E' necessario affinché possano trovarsi in situazioni terrificanti separatamente, e se un regista è bravo sa vendere la scena e far sospendere l'incredulità. In Quella casa nel bosco, lo sceneggiatore Joss Whedon e il regista Drew Goddard giocano proprio su questo cliché: sono delle sostanze diffuse nell'aria a rendere scemi i protagonisti, spingendoli a scelte contro la logica.

La tortura fisica

La tortura psicologica
Tornando a Saw, nel primo film, quello diretto da James Wan, c'è anche il migliore esempio di tortura psicologica. Spesso l'horror migliore sa metterci di fronte a situazioni estreme per testare il nostro istinto di sopravvivenza. Quando Cary Elwes si sega il piede pur di vivere, ci spinge proprio a chiederci "Riuscirei a farlo anche io o morirei?".

Il gore
Da non confondere con lo splatter, che ne è la declinazione comica/surreale. Il gore è uno strumento celeberrimo dell'horror, ma bisogna saperlo usare e dosare. George A. Romero ne era un maestro: i suoi film di zombie (come Il giorno degli zombi, nella foto) sono un assalto alla resistenza dell0 spettatore. Bisogna avere uno stomaco forte ed è meglio evitare i pasti prima della visione. Ma se riuscite a sopportare gli effetti di violenza estrema realistica, uscirete vincitori dalla catarsi del cinema horror.