
Cinema horror, dieci scene che ci hanno fatto saltare sulla sedia

I jump scares migliori di sempre
In America li chiamano "jump scares", le apparizioni improvvise accompagnate da un forte effetto sonoro che, in un film horror, fanno saltare lo spettatore sulla poltrona, o il suo cuore nella gola. A volte i registi di oggi ne abusano ma, quando usato ad arte, il jump scare è una delle armi più efficaci nel fare paura. Scopriamo dieci scene che ci hanno terrorizzato usando questo trucco...
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Psyco (1960)
Un secondo prima, il detective Arbogast di Martin Balsam sta esplorando silenzioso la villa di Norman Bates, un secondo dopo sta venendo brutalmente accoltellato dalla "madre" del killer, e capitombola giù per le scale in una scena talmente subitanea da essere agghiacciante. Tutto merito del genio di Alfred Hitchcock.

Lo squalo (1975)
Tutti ricordano la scena in cui il muso dello squalo fuoriesce dall'acqua mentre Roy Scheider sta spargendo le esche, ma il jump scare più bello del capolavoro di Steven Spielberg è quello della testa umana che spunta da un buco nello scafo di una barca, con Richard Dreyfuss che si ritrae terrorizzato. Spielberg decise addirittura di rigirarla per spaventare ancora di più il pubblico, dopo aver notato una reazione non convinta a una proiezione test.

Carrie - Lo sguardo di Satana (1976)
Il finale di Carrie, con la mano della ragazza che spunta da una tomba all'improvviso, oggi può sembrare naif, ma all'epoca era uno dei primi esempi di "sorpresa finale" dell'horror. E funziona alla grande!
Alien (1979)
Alien è pieno di jump scares, ma il più geniale è senz'altro quello del finale. Quando, dopo averci convinto che Ripley si sia liberata dello Xenomorfo, Ridley Scott ce lo ripresenta subdolamente e lo fa balzare fuori dall'ombra con enorme maestria.

Venerdì 13 (1980)
Come in Carrie, anche al termine di Venerdì 13 c'è un jump scare a sorpresa. Qui si tratta dell'entrata in scena di Jason Voorhees che, non molti lo ricordano, era assente nel primo film. Una scena che non è altro se non la promessa di altri film e una sorta di scherzo fatto al pubblico dal regista Sean S. Cunningham. Ma che comunque fa il suo sporco dovere.

La cosa (1982)
La cosa di John Carpenter può assumere svariate forme... anche quella di un cadavere durante un'autopsia che, purtroppo per chi la sta eseguendo, non finisce nel migliore dei modi. Quando il ventre si apre e mostra le zanne, in un attimo tutto va a rotoli nel modo più violento possibile.

Mulholland Drive (2001)
David Lynch è il mago delle atmosfere malsane sin da Twin Peaks, e in Mulholland Drive mette insieme una serie di segmenti da urlo. Come quello in cui un uomo (Patrick Fischler) racconta di un incubo in cui un misterioso individuo dietro un diner lo terrorizza. L'uomo esce dal diner accompagnato da un amico per accertarsi che si tratti solo di un sogno, ma quello che scopre dietro l'angolo è solo la conferma delle sue paure. Un jump scare magistrale da un regista che, pur non avendo mai fatto dei veri horror, ha sempre avuto la capacità di terrorizzare il pubblico più di tanti "veri" registi dell'orrore.

The Descent - Discesa nelle tenebre (2005)
Neil Marshall fa un ottimo uso della soggettiva in questa memorabile scena di The Descent, in cui una delle creature che infestano le grotte nelle quali si ritrovano intrappolate le protagoniste sbuca improvvisamente illuminata dalla visione notturna di un paio di occhiali. Un attimo di puro terrore giocato alla perfezione.

L'evocazione - The Conjuring (2013)
La povera Lili Taylor è vittima del battito di mani più terrificante della storia del cinema in una memorabile scena de L'evocazione - The Conjuring, che mette in risalto l'abilità di James Wan come regista horror.

It Follows (2014)
It Follows racconta di un'entità che si trasmette con il sesso e che assume, di volta in volta, forme umane differenti ma sempre inquietanti. La più inquietante di tutte è quella di un gigante che, in una scena geniale ridotta all'osso e priva di effetti sonori di accompagnamento, si limita a entrare da una porta per farci stare malissimo. Tanto di cappello al regista David Robert Mitchell.