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Venezia: Charlize Theron sul Red Carpet

L'attrice arriva al Lido per presentare "The Burning Plain", nuova struggente storia scritta e diretta da Guillermo Arriaga. Nel cast anche una straordinaria Kim Basinger.

Charlize Theron Burning

29.08.2008 - Autore: Pierpaolo Festa
Doveva inizialmente intitolarsi “I 4 elementi”, ma alla fine sulla copertina della sceneggiatura è stato scritto "The Burning Plain" ovvero La pianura che brucia. Ancora una volta Guillermo Arriaga (sceneggiatore di "21 Grammi" e "Babel") dà vita a dei personaggi travolti da circostanze estreme. Tre storie diverse, ambientate tra Portland e il confine col Messico e sviluppate su diversi piani temporali. Ovviamente le vicende si incrociano e Arriaga (qui al suo debutto dietro la macchina da presa) ne approfitta nuovamente per realizzare una profonda riflessione sulla morte come parte della vita.

Il film, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è stato presentato da Guillermo Arriaga e dalla bellissima e bravissima Charlize Theron. L'attrice è anche produttrice della pellicola, in arrivo sui nostri schermi da novembre distribuita da Medusa.

Guillermo Arriaga - Regista e Sceneggiatore

Signor Arriaga, dopo tanti film da sceneggiatore, questa volta ha anche deciso di passare dietro la macchina da presa. Come mai?
Ho pensato a “The Burning Plain” per ben 15 anni, quindi è un progetto sul quale ho riflettuto moltissimo. Volevo raccontare i destini incrociati di alcuni personaggi le cui esistenze sono profondamente influenzate, come quelle di tutti  noi esseri umani, dai quattro elementi e dai luoghi nei quali vivono. Il tutto partendo dal mistero di una donna, Sylvia (Charlize Theron), che compie un viaggio emotivo che la porta a toccare i limiti estremi della sua esistenza. Mi ha sempre affascinato sapere perché le persone possono arrivare ad essere così danneggiate durante la loro vita.

Anche questa volta ci racconta una storia cronologicamente non lineare. Ormai questa è la caratteristica principale del suo cinema…
Nella vita reale non raccontiamo mai le storie in maniera lineare e saltiamo sempre avanti e indietro nel tempo. Quindi per raccontare un essere umano per me è fondamentale decostruire il tempo perché noi siamo tante persone diverse allo stesso momento. Io sono un uomo di quasi 50 anni e sono diverso da quando ne avevo 20. Non ho più i capelli ma al contempo sono anche la stessa persona, per certi aspetti, che ero 30 anni fa. Con questo utilizzo del tempo voglio porre questa domanda a me e agli spettatori: “quanto dell’essenza umana rimane con il passare del tempo?”.

Come in "Amores Perros", "21 Grammi", "Babel" e "Le tre sepolture", anche "The Burning Plain" è incentrato sui temi morte, della redenzione e dell’amore…
Sono sempre stato ossessionato dalla morte ma anche dalla redenzione e dall’amore perché io credo che la morte sia parte della vita. Invece viviamo in una società che rifiuta completamente la morte. Non ne parla, non l’affronta, l’accantona e cerca in tutti i modi di allontanarla. Io credo che le persone che amiamo compongano la nostra identità. Perché io non so chi sono perché non mi vedo, mi vedo solo riflesso negli altri, oppure di spalle. Ogni volta che perdiamo qualcuno che abbiamo amato perdiamo parte della nostra identità. Trovo che la nostra società che, attraverso l’ossessione per la giovinezza tenta di allontanare la morte, non faccia altro che allontanare la gente dalla vita vera. La morte lascia dei segni sulle nostre esistenze: rughe, perdita di capelli, cambiamenti di carattere ma tutto ciò non va represso o negato perché tutto ciò fa parte della nostra vita.

Charlize Theron – Attrice e Produttrice

Signora Theron, non è la prima volta che sceglie di interpretare un personaggio difficile, una donna danneggiata dalla vita.  Ci parli delle sue scelte dei ruoli…

Tutti abbiamo dei difetti e tutti commettiamo degli errori perché questa è la vita. Certo, poi quello che vedete sullo schermo è molto estremo, ma è proprio questo aspetto che fa entrare in empatia lo spettatore con il personaggio. Ti commuovi quando vedi quello che accade e, in alcuni casi capita una sola volta, mentre per altre vicende capita 15 volte. Con il film di Guillermo le emozioni sono continue.

E per quanto riguarda il suo ruolo da produttrice?
Devo dire che è un aspetto del mio lavoro che amo molto e che non è molto differente dal recitare. Tra l’altro ho già prodotto Monster e penso anche di farlo in futuro. Dipende sempre con chi lavori. Produrre un film come questo vuole dire fare un lavoro creativo, come quello della recitazione. E poi mi interessa capire come funziona l’industria cinematografica, come sopravvive. L’aspetto economico è importante anche se non diventi ricco di sicuro con un film come questo. Qui l’obiettivo era realizzare una bella pellicola e credo proprio che ci siamo riusciti.
 
Cosa ne pensa della prova di Kim Basinger, sua collega sullo schermo?
Kim è stupefacente. Oggi ha una forza incredibile che si mescola con una bellezza e una vulnerabilità che possedeva anche a vent’anni e che ancora emozionano terribilmente. In alcune scene, in particolare in quella che trema, è veramente da brivido. Si è con lei dentro lo schermo.


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