No, il Renato Vallanzasca di Kim Rossi Stuart è esattamente quello che appariva nei notiziari, spaccone, simpatico, seducente e pieno di quel fascino proibito da angelo che è stato sedotto da un “lato oscuro un po' più pronunciato”.

Naturalmente, si sono scatenate le polemiche: i familiari delle vittime hanno accusato il regista di aver realizzato l'apologia di un assassino. Ma se da un lato Placido non nasconde una certa simpatia per il suo protagonista, dall'altro è anche vero che non si può mai dare retta a polemiche di questo genere, anche se mosse da ragioni condivisibili, perché altrimenti nessuno più potrebbe fare film sugli antieroi. Certo, il regista sapeva quello a cui andava incontro, e molto probabilmente è uno che ama gettare benzina sul fuoco. E se, come è apparso dalle sue dichiarazioni, la sua idea era quella di restituire un ritratto senza compromessi dell'uomo-Vallanzasca, al di là della sua aura di Robin Hood moderno, allora possiamo dire che ha fallito. Ma nel fallimento, Placido ha creato qualcosa che nel nostro cinema manca del tutto: un prodotto medio di grande valore, un film ben scritto, egregiamente diretto, con ottimi attori e che mantiene un ritmo pulsante dall'inizio alla fine. E non è cosa da poco.

Gli attori, dicevamo: Kim Rossi Stuart dimostra ancora una volta la sua bravura, anche se a volte il finto accento milanese non funziona a dovere. Ma Stuart ripaga il difetto con l'intensità di chi sa condurre un film da vero protagonista. Al suo fianco, ci sono un ottimo Francesco Scianna e un Filippo Timi un po' troppo sopra le righe ma efficace. In ruoli minori troviamo Valeria Solarino e soprattutto due volti di sicuro richiamo internazionale: Moritz Bleibtreu e Paz Vega. Bleibtreu, abbiamo scoperto, è doppiato solamente perché non ha avuto il tempo di perfezionare il suo già ottimo italiano.

La regia, come sempre nei lavori di Placido, è professionale, a tratti interessante (specialmente all'inizio, quando al pestaggio di Vallanzasca subentra il flashback con un montaggio alternato), ma mai entusiasmante. Però funziona a dovere, e tanto basta. Una cosa è certa: “Vallanzasca” non cambierà il modo in cui il celebre bandito è percepito a livello nazionale e internazionale. Ma potrebbe cambiare il volto del nostro cinema, se sempre più produttori e Studios (il film è della 20th Century Fox) capiranno che il genere può attecchire anche nel contesto italiano, come faceva un tempo. Incrociamo le dita.
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Il trailer del film
Placido e i suoi attori parlano di Vallanzasca