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Un gioco non più vietato ai 18!

Intervista al giovane regista italiano Matteo Rovere, autore di "Un gioco da ragazze", pellicola presentata in concorso all'ultimo Festival Internazionale del Film di Roma. Da venerdì nei cinema.

Un gioco vietato ai 18

04.11.2008 - Autore: Pierpaolo Festa
ULTIMA ORA: FONTE ANSA:  "Un gioco da ragazze", il film di Matteo Rovere, sara' vietato ai minori di 14 anni e non di 18. E' stato accolto infatti il ricorso della societa' di produzione e, ieri sera, due commissioni ministeriali che hanno visionato il film abbassato il divieto, non richiedendo alcun taglio. Per il regista la pellicola era destinata proprio ai ragazzi che avrebbero avuto il divieto di visione.

Noi di Film.it abbiamo incontrato il giovane regista 25enne la scorsa settimana per parlare del suo film e del divieto ai 18. Vi riproponiamo quell'intervista, realizzata poco prima che la battaglia contro la commissione censura avesse inizio...


Buongiorno Matteo, puoi spiegarci cosa è successo al tuo film?
Abbiamo un po' di problemi . Siamo passati in commissione censura e ci hanno dato il divieto ai 18 anni che trovo una cosa davvero incredibile. Stiamo cercando di fare ricorso, insomma di vedere come superare questo ostacolo davvero notevole per il film. E' una decisione un po' da 'regime', metto le virgolette, ma lo penso. Io ho sempre pensato che questo film fosse adatto a un pubblico tra i 14 e i 20 anni. Capite bene quindi che una decisione di questo tipo ci mette in crisi.

E allora non sarebbe un film shock, come tutta la stampa ha scritto?
Questa è la storia di un gruppo di ragazze che vivono nella provincia italiana ricca, tutelate, viziate, belle e seducenti che usano le loro armi di potere dato che hanno una consapevolezza alta di loro stesse rispetto alla loro età anagrafica per scopi non proprio nobili. Il fatto che questo sconvolga gli adulti, quelli che potrebbero essere i loro genitori, mi depista. Sicuramente è un film forte, di grande intensità ma non è nato per scandalizzare nessuno. Il mio intento era  tutt'altro. Ma la società che io racconto è sotto gli occhi di tutti e mi sembra che la società stessa non abbia voglia di riconoscere o ammettere alcuni errori. Diciamo inoltre che quando è un film italiano che denuncia alcune situazioni, l'ostruzionismo è ancora maggiore. Io ho 25 anni e ho una visione della società critica, quello che non accetto è che si vieti il mio film ai minori di 18 anni perché ne censurate le idee. È preoccupante, che nel momento in cui, un film chiama in causa lo spettatore, senza dargli risposte, ma ponendolo di fronte a determinate situazioni reali , si impedisca ai giovani di vederlo. “Arancia Meccanica”, per fare un esempio che non toglie nulla al capolavoro di Kubrick, oggi in Italia, è vietato ai 14 anni. Che senso ha vietare il mio film ai 18? "La Chiave" di Tinto Brass è vietato ai 14... giudicate voi.

E come mai secondo te, la pellicola è stata vietata?
L'unica spiegazione che mi do è di avere fatto un film che incide talmente tanto sulla società di oggi, un prodotto così critico verso quello che sta accadendo, che mostra senza vergogna persone che si vendono per ottenere quello che vogliono e vogliono sempre di più... che le associazioni dei genitori, e altri enti simili hanno detto: 'O no, meglio fermarlo, e vietarlo'. Ti dico solo che è il primo film vietato ai 18 nella storia di Rai Cinema. Cercheremo almeno di fare abbassare il divieto. Non ha senso che lo Stato si sostituisca ancora una volta alla famiglia nel decidere chi deve vedere un film o no. Mia sorella ha 17 anni e il film lo ha già visto trenta volte.

Ma quando giravi il film hai pensato al fatto che potesse suscitare anche delle reazioni di questo tipo?
No perché il mio approccio è completamente registico e cinematografico verso quello che faccio. Quindi ho scritto una storia, tratta da un libro, con altri sceneggiatori, l'abbiamo sistemata e l'ho raccontata nel modo più onesto che io sappia fare nei confronti dello spettatore. I film che amiamo non sono quelli che ti dicono chi sono i buoni e chi sono i cattivi, sono quelli che sospendono il giudizio e lasciano allo spettatore l'interpretazione. Citavo prima "Arancia Meccanica" che è un esempio perfetto di come trattare il tema della violenza con un finale aperto dove vediamo il protagonista che sembra guarito e invece sogna una donna nuda con fini sicuramente non piacevoli. Ecco Kubrick con la sua intelligenza e la sua ironia ci dice tutto sulla violenza senza fare un film con i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Io, nella mia modestia, non pensavo di fare un film sulla realtà di oggi che potesse suscitare una tale 'paura' - o non so bene come definirla - ipocrisia forse, da censurarlo.

Il film è basato su un romanzo. Hai fatto qualche ricerca extra libro per quanto riguarda il riuscire ad entrare nel mondo di queste ragazze belle e brave solo in apparenza?
Assolutamente sì. A partire dalla scelta di utilizzare attrici completamente esordienti. Loro mi hanno permesso di raccontarla senza buonismi, senza finte ipocrisie, proprio perché sono tre giovani completamente duttili e pronte a fare quello che gli veniva richiesto. Prima di iniziare le riprese sono andato anche nei licei, ho cercato di incontrare più giovani possibili, per farmi raccontare come vivono la loro età nella società di oggi e come vedono il nostro mondo. E quello che ho percepito maggiormente è che molti dei loro pensieri e delle loro azioni sfuggono completamente al controllo dei genitori. I genitori mi sembrano - soprattutto quelli intellettuali - più impauriti e vogliosi di dire che certe cose non esistono piuttosto che affrontarle. Poi quando c'è l'evento Amanda Knox o Erika e Omar sono subito pronti a cavalcare l'onda dello scandalo e i giovani crescono nel vuoto nietzscheano. Giovani senza valori, dallo spirito inquieto, nichilisti e così via... Quello che racconta il mio film è che questa generazione in parte la stiamo allevando e in parte la stiamo ignorando e questo dà molto fastidio. Tutti alzano gli scudi a quel punto e sono pronti a dire: "non è vero, non è così che stanno le cose". In Italia pensano che i giovani sono tutti bravi e guardano "Buona Domenica". E, invece, non è così. O almeno non è con questo 'semplicismo' che si può liquidare un argomento alquanto complesso.

L’appuntamento in sala con “Un gioco da ragazze” è fissato per il 7 novembre. La pellicola è distribuita dalla 01 Distribution.
 

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