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Ti voglio bene Eugenio
Dopo averci regalato personaggi indimenticabili del cinema italiano, questa volta Giancarlo Giannini va oltre e torna sul grande schermo nel ruolo di un down, roba da far impallidire anche i più celebrati attori hollywoodiani.

14.04.2003 - Autore: Adele de Gennaro
Dopo averci regalato personaggi indimenticabili del cinema italiano, questa volta Giancarlo Giannini va oltre e torna sul grande schermo nel ruolo di un down, roba da far impallidire anche i più celebrati attori hollywoodiani. Bisogna guardarlo attentamente- nei gesti, nelle espressioni, nei dondolii accennati- per capire che Giannini non sa che farsene dellActors Studio. A lui basta un leggero aiuto nel trucco e via, eccolo splendido protagonista di Ti voglio bene Eugenio, il film di Francisco J. Fernandez Rodriguez che, presentato in anteprima agli Screenings dAutunno di Chianciano, uscirà nelle sale il prossimo 18 gennaio distribuito dalla Lantia.
Interpretato tra gli altri da Giuliana De Sio, Chiara De Bonis e Jacques Perrin, il film sfiora con garbo un tema difficile come quello della diversità ma, pur apprezzando le buone intenzioni, lobiettivo sembra centrato solo in parte. Se da un lato il film di Rodriguez ha il merito di asciugare dalla retorica e dal pietismo un tema così delicato, dallaltro inciampa in modelli eccessivamente legati alla fiction televisiva. Protagonista è Eugenio (Giannini), un down adulto che vive da solo nella sua casa, incurante delle preoccupazioni del fratello più anziano (Jacques Perrin.). Del tutto autosufficiente, Eugenio lavora come giardinere ma gran parte del suo tempo lo dedica al volontariato, prendendosi cura dei pazienti dellospedale locale. Attraverso una narrazione cadenzata da ripetuti flashback, vediamo il protagonista adolescente, vittima degli scherzi ma anche dellaffetto di due ragazzine, Elena e Cristina, entrambe curiose e allo stesso tempo colme daffetto per Eugenio, a suo modo innamorato di Elena. Ma il passato, si sa, a volte ritorna ed in questo caso il nodo tra passato e presente è proprio Laura, la ragazza che Eugenio assiste in ospedale nelle sue ore libere. Scampata ad un incidente stradale causato dal suo ragazzo, un tossicomane sbandato, Laura è in realtà la figlia di Elena, a sua volta ignara del lavoro di Eugenio in ospedale. In poco tempo, dunque, Eugenio scoprirà non solo lidentità della ragazza, ma anche le ombre che gravano su madre e figlia e, anche se non mancano risvolti drammatici, il finale lascia comunque un margine di ottimismo.
A farci capire le intenzioni del regista sono anche altri episodi della storia, descritti proprio come i sottocasi delle fiction per il piccolo schermo. Non solo Eugenio è un down che si prende cura degli altri, ma riesce anche a far cambiare idea ad una donna che, incapace di accettare un figlio come lui, diverso, vorrebbe abortire. Cè di tutto, insomma, ma per fortuna anche un magnifico Giancarlo Giannini, talmente grande da far impallidire gli altri attori del film. Di fronte al suo Eugenio, un down sensibile e affettuoso, pronto a commuoversi (e commuoverci) e a trangugiare spaghetti e patatitine come chiunque, il resto del cast- - ad eccezione delle partecipazioni di Jaques Perrin e Arnoldo Foà - rimane purtroppo incolore. Unoccasione mancata soprattutto per Giuliana De Sio, visibilmente più attenta al suo abbigliamento che alle sfumature del suo personaggio. Per buona parte del film , infatti, non è chiaro se Laura sia una madre distrutta dal dolore o una svampita stile Il bello delle donne: dispiace davvero rendersi conto di come le attrici italiane sappiano sprecare così bene il loro talento.