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The People vs. George Lucas - La nostra recensione

Ha alimentato i nostri sogni con la saga di "Guerre stellari", ma col tempo si è fatto anche odiare. Alexandre O. Philippe racconta George Lucas, tra critica e nostalgia

The People VS George Lucas

02.11.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice e Marco Triolo
Una delle sorprese più belle che il Festival ha sfoderato come faceva Luke Skywalker con la sua leggendaria lightsabre è “The People vs. George Lucas”. Già, perché esiste un universo di “maniaci” che è cresciuto e ha alimentato le proprie fantasie di bambino con la trilogia originale di “Star Wars”, e a George Lucas sarà per questo eternamente debitore. Il regista Alexandre O. Philippe ha raccolto e ordinato in capitoli, anzi in EPISODI, dichiarazioni di spettatori e addetti ai lavori, spezzoni di serie televisive, opere amatoriali e filmati d'archivio in cui lo stesso Lucas si racconta. Il materiale è magmatico e ben disegna la relazione morbosa ma anche ironica che i fan hanno con la trilogia. Una relazione anche economica, che ha contribuito alla trasformazione di Lucas in un capitano d’industria, tradendo le sue stesse origini di regista indipendente e fuori dal sistema. Le guerre stellari sono presto uscite dallo schermo e hanno fatto il loro ingresso nella prima società che all’intrattenimento ha conferito una legittimità quasi morale. Salta così fuori una giungla di amatori devoti e capaci di sezionare i film e ricostruirli a casa loro inquadratura per inquadratura generando nuove opere d’arte.

Il documentario segue un arco narrativo che sottolinea quanto tra Lucas e i fan si sia consumata negli ultimi tre decenni una vera e propria storia d'amore: si parte da un'adorazione incondizionata, passando all'odio e infine al perdono. Da quelle magiche notti del maggio 1977, con il pubblico in fila in attesa di scoprire per la prima volta uno dei film più importanti del secolo scorso, si passa alle analoghe code per “La minaccia fantasma”, il primo capitolo della vituperata trilogia prequel. In mezzo c'è un altro, contestatissimo episodio: quello del restauro della trilogia originale, prima vera crepa nei rapporti tra Lucas e i fan. L'autore vede in questa occasione l’opportunità di intervenire e modificare i tre film così come lui li avrebbe voluti al primo colpo, correggendo imperfezioni e aggiungendo addirittura una scena che stravolge l’identità di Han Solo. Scandalo! I fan proprio non ci stanno e inizia una Guerra al cui confronto quelle dello spazio fanno ridere. Lucas, un tempo oppositore della colorizzazione dei classici, arriva al cortocircuito, scatenando allo stesso tempo un putiferio che solleva una questione di grandissimo interesse: quando un’opera diviene pubblica, la proprietà resta all'artista o diventa collettiva? Se Lucas rivendica la libertà di fare dei suoi figli ciò che gli pare e piace, gli spettatori non intendono mollare la presa e gridano alla profanazione: “E’ come andare a scolpire il volto di Bill Clinton sul Monte Rushmore”, dice qualcuno.

Il ritratto è critico e lucido, ma non demolisce Lucas, perché in fondo è dettato da un amore che non si può spiegare a parole e che ancora oggi “muove il sole e l'altre stelle”. Lucas non ha voluto prendere parte alla lavorazione, ma la speranza è che un giorno veda il film e possa finalmente comprendere i suoi fan. Un dubbio rimane: “Star Wars” si è davvero trasformata in una saga per bambini, o siamo noi che crescendo abbiamo perso la capacità di stupirci di fronte alla magia del cinema? Ai posteri l'ardua sentenza.