Da “Road to Guantanamo” a “The Shock Doctrine”, da “Benvenuti a Sarajevo” a “A Mighty Heart”, le sue pellicole dimostrano un'autorialità non tanto nella forma, quanto nei contenuti. Persino il fantascientifico “Codice 46” trattava in chiave futuristica temi di etica e potere della globalizzazione.

Con “Genova” prima e “The Killer Inside Me”, Winterbottom sembra volersi affrancare da questo passato e buttarsi su film dalle storie senza tempo. Se il film con Colin Firth ambientato nell'eponimo capoluogo ligure è stato una delusione, altrettanto si può dire di “The Killer Inside Me”.

Facendo malcelato richiamo alle atmosfere di David Lynch, con tanto di titoli iniziali totalmente fuorvianti per stile rispetto alla vicenda che poi si inizia a raccontare, assistiamo alla storia di un poliziotto della provincia americana totalmente fuori di testa. Protagonista è un Casey Affleck dallo sguardo sempre spento, obbligato da esigenze di sceneggiatura (scritta da John Curran da un libro di Jim Thompson) a picchiare a sangue e senza ragione le donne della sua vita. Ecco quindi gli occhi prima neri e poi senza vita di Jessica Alba e Kate Hudson: lividi, sangue, grida di dolore, rumori di ossa e crani fracassati dall'ira di un uomo che ha perso il contatto con la realtà.

Il risultato è pessimo, da pomodori sullo schermo: Winterbottom pensa di essere coraggioso, forse anche fico, nell'insistere sull'agonia delle vittime, fa vedere tutto allo scopo esplicito disgustare. Potrebbe anche essere una scelta ragionata se ne emergesse una riflessione sul senso estetico del rapporto tra sangue e cinema, ma nulla di questo succede. La forma è sempre dozzinale, le conclusioni di sceneggiatura altrettanto risibili. Cast e soldi sprecati. A Berlino, dove il film è stato presentato, i buu e i fischi sono stati lunghi e convinti, tranne quelli di gente che ha lasciato la sala dopo soli venti minuti.
"The Killer Inside Me" è distribuito sui nostri schermi dalla BIM
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