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Tadpole
Girato in 14 giorni e con una telecamera digitale il film ha avuto un grande successo al Sundance Film Festival.

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
Oscar Grubman (lesordiente Aaron Stanford) è il figlio che molte mamme sognano di avere. Sensibile e pettinato, parla perfettamente il francese e legge Voltaire, capisce le donne, quelle mature non certo le ragazzine, e sa anche corteggiarle. E ha solo quindici anni. Un tadpole, appunto, un «girino».
Di ritorno a casa dalla Chauncey Academy per il Giorno del Ringraziamento questo ragazzo, che è più un quarantenne nel corpo di un adolescente, scopre rapidamente gioie e dolori del sesso, paure e grandi vuoti del rapporto a due.
Un film molto newyorchese, ambientato nellelegante Upper East Side, e molto snob. Il padre di Oscar, John Ritter, il più bravo degli attori, è lesemplificazione principe di questa città intellettuale e cinica.
Professore di storia alla Columbia University, barbetta e camicia a quadri, scrive un libro su qualcosa di inutile e coltissimo, pensa ancora che al Village ci siano gli hippy e i drogati e non si stupisce quando vede il figlio baciare appassionatamente lamica di famiglia: «Sono cose che capitano».
Oscar ha una passione segreta per Eve ( Sigourney Weaver), la seconda moglie di suo padre, unico oggetto dei suoi desideri. Ma mentre soffre perché non corrisposto, verrà consolato da Diane (Bebe Neuwirth), amica di Eve. Fa un po effetto questa passione per la matrigna, più della notte di sesso con la quarantenne rampante. In fondo a quindici anni si ha il dovere di scoprire e a quaranta il diritto di annoiarsi.
E dopo che Oscar ha realizzato che lamore per i grandi non è poi tutta quella poesia che lui pensava, fa due sagge mosse: abbandona il Candido di Voltaire su una panchina e mentre torna al college guarda con occhi diversi la ragazzina dai capelli rossi, con una gran cotta per lui.
Interessante è che il film è stato girato in quattordici giorni con una videocamera digitale e un budget molto limitato.
Gary Winick al suo debutto al Sundance Film Festival ha avuto un grande successo, vincendo il premio come miglior regista. Meritato. Bello soprattutto il ritratto di New York percorsa da un amore folle per lEuropa (qui identificata con lesotica e raffinata Francia, vista dagli americani come grande cucina e abitudini sessuali disinibite).
LAmerica, invece, è un confuso conflitto tra permissività e puritanesimo: toast e bicchiere di latte per cena e poi le grandi questioni della vita che si discutono in cucina lavando i piatti.
America che macina tutto con un po di superficialità e dopo il weekend del Ringraziamento Oscar sembra colto da unimprovvisa folgorazione. Forse troppo rapida, come se i minuti del film stessero per scadere.