
Sui giornali si leggono continuamente brutti casi di cronaca, aggressioni giovanili senza veri motivi. E l’età dei coinvolti si abbassa sempre più, spesso anche tredicenni. C’è una possibilità per risolvere questo declino sociale?
Non saprei, ma so che sarà sempre peggio. In Gran Bretagna chi è ricco manda i figli nelle scuole migliori e chi va in quelle pubbliche sconta il fatto di essere figlio di genitori della classe operaia. Le gerarchie che già lì si creano sono difficili da superare. Per chi non sa con chi stare il pomeriggio perché i genitori sono fuori di casa per lavoro, le bande che si ritrovano davanti al portone di casa sono l’unico intrattenimento che non si paga.
Quanti elementi autobiografici sono presenti in "Neds"?
Molte idee e scene fanno parte della mia memoria. Ho girato nella stessa scuola che frequentavo, il protagonista ha la mia stessa età di allora e il rapporto con mio padre era altrettanto conflittuale. Anche i miei genitori erano lavoratori di primo livello come quelli di John nel film, e anche a me fu impedito di accedere alla migliore sezione del mio istituto a causa della brutta nomea che aveva mio fratello. Diciamo che in "Neds" ci sono le atmosfere e le emozioni della mia infanzia, ma non la mia storia.

Nel film c’è una scena piuttosto grottesca in cui la statua di un Gesù prende vita e fa a cazzotti con il protagonista. La religione cattolica è spesso presa di mira, o comunque al centro delle tue storie. E’ un’ossessione o semplicemente casualità?
I miei genitori erano cattolici, io non più, ma sono sempre stato affascinato dalle icone religiose e a come la nostra personalità sia condizionata dalla religione. Visto che racconto storie di cose che appartengano al mio mondo, è normale che parli di cattolicesimo. La scena in questione però non ha nessun riferimento biblico o lettura meta testuale. L’ho inserita perché mi faceva morire dal ridere. Tu hai riso? Ecco, hai visto che ho fatto bene?
Hai lavorato spesso con Ken Loach. Quanto ti ha influenzato il suo cinema sociale quando sei stato tu a dovere scrivere e dirigere un film?
Sono al mio terzo film da regista, e solo ora mi rendo conto di essermi allontanato parecchio dal cinema di Ken. Non solo le storie, quelle forse sono sempre state molto differenti tra noi due, ma di certo il modo di dirigere e di ricerca che perseguo. Penso che i miei lavori ormai siano più segnati dal cinema di Luis Buñuel e dal suo “L'angelo sterminatore”. Lo vidi quindicenne e ancora non abbandona il mio immaginario. Anche “If” di Lidndsay Anderson, il cinema di Vittorio De Sica, “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo, tutto Kurosawa e Eisenstein. Ora continuo ad andare al cinema e a comprare pacchi di dvd. In questo momento sto finendo un cofanetto con tutta la filmografia di Federico Fellini, un genio.