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L'uomo che ama
La terza edizione della kermesse romana apre i battenti con un film italiano, l'opera seconda di Maria Sole Tognazzi interpretato da Pierfrancesco Favino, Monica Bellucci e Ksenia Rappoport.

23.10.2008 - Autore: Adriano Ercolani
Anche se imperfetto quindi “L’uomo che ama” merita di essere difeso, ed ancor prima di lui la sua regista, che fin dalle prime inquadrature mostra di avere un gusto cinematografico sopraffino, assolutamente attento ai dettagli ed alla giusta composizione dell’inquadratura; insieme ad un direttore della fotografia di sicuro talento come Arnaldo Catinari, la Tognazzi ha finalmente dimostrato che quando si fa cinema si deve provare a rendere interessante qualsiasi immagine del film, a partire proprio dai più “scontati” campo e controcampo, fatti di primi piani che raccontano emotivamente i momenti più empatici dell’opera. Questo nel suo film è evidente, e va sottolineato come merito; difetto della regia è invece pensare di adoperare il movimento della macchina da presa come ulteriore, costante sottolineatura alla bellezza dell’immagine, e questa scelta stilistica si rivela invece ridondante, e non permette quella necessaria stilizzazione che avrebbe impreziosito la sviluppo emotivo della storia.
“L’uomo che ama”, anche con le sue evidenti pecche, è un lungometraggio che merita di essere visto ed apprezzato, perché lavora con indubbia partecipazione sull’importanza della confezione, e sulla coerenza tra questa ed il tema che la sceneggiatura vuole trattare. In un panorama italiano sempre troppo povero di accuratezza visiva, Maria Sole Tognazzi va controtendenza, e straborda nel rendere il suo lavoro troppo leccato (anche le musiche troppo presenti della Consoli in questo senso non aiutano). Quando si tratta di cinema italiano però vogliamo sottolinearlo ancora una volta: sempre meglio sbagliare per eccesso che limitarsi a filmare senza la preoccupazione di una messa in scena “povera” al limite dello sfinimento.