

NOTIZIE
L'inverno
Dopo aver fotografato i nuovi volti della borghesia in "Autunno", Nina di Majo presenta il secondo film che sarà al Festival di Berlino.

14.04.2003 - Autore: Adele de Gennaro
Con questo film ho cercato di rappresentare lastrazione della realtà, volevo raccontare un mondo interiore in cui i personaggi vivono in una bolla dellanima. Il mio è uno scavo da entomologo, questa volta il film è un discorso sulla sofferenza, sul tentativo di dare una direzione alla propria vita. Dopo aver fotografato i nuovi volti della borghesia in Autunno, Nina di Majo presenta il secondo film, Linverno , che sarà presentato anche al Festival di Berlino nella sezione Panorama il prossimo 8 febbraio.
Davvero fortunata questa regista napoletana che, ad appena 27 anni, vede i suoi film arrivare dritti dritti nelle vetrine di Venezia e Berlino: un vero terno al lotto arrivato subito dopo il Sacher doro per il miglior corto assegnatole nel 98 da Nanni Moretti. Per il suo secondo film la di Majo sceglie il tema dellincomunicabilità, un terreno rischioso per chi ha ancora tutto da imparare da registi come Antonioni o Bergman. Ambientata in una Roma periferica (e tra le location spunta anche la triste stazione di Saxa Rubra), la storia - scritta dalla stessa di Majo - mette in scena il deserto emotivo di due coppie. Leo (Gifuni) è uno scrittore in crisi e benchè sia unito da diverso tempo a Marta (Bruni Tedeschi), ha una insoddisfazione di fondo che emerge grazie alla spinta seduttiva di Anna (Golino), una traduttrice sposata con Gustavo (Voyagis), un rozzo industriale molto più anziano di lei. Due relazioni di coppia entrambe fallimentari e incrinate dalla mancanza damore, dove i dialoghi sono a senso unico e le parole rimbalzano senza trovare appoggio. Già nella prima scena del film, che vede i quattro personaggi riuniti a cena, è chiaro che si tratta di coppie destinate a sfaldarsi. Certo, Gustavo tenta un volgare approccio fisico con Marta, così come Anna tenta di avvicinarsi a Leo rifugiandosi dietro la sua sensuale femminilità, ma non è questo il vero problema. Al di là dei tradimenti consumati, veri o presunti, alla regista interessa rappresentare appunto linverno, un clima emotivamente gelido dove, oltre ad essere imprigionati in una soffocante ritualità quotidiana, i personaggi si muovono tra angoscia e disperazione.
Se la borghesia non sta tanto bene, suggerisce la di Majo, anche le relazioni di coppia vacillano in una società senza passioni: ed ecco le nevrosi di Marta, gli incontri con uno psichiatra pronto ad approfittarsi di lei (alla faccia della deontologia), le sue domande che restano senza risposta. Le fa da controcanto Anna, più morbida e dolce, ma anche lei alla ricerca di un affetto vero e incapace di rompere il suo legame con Gustavo. I nodi vengono al pettine quando Anna restituisce a Marta il manoscritto del nuovo romanzo di Leo, ancora in attesa di pubblicazione: le conseguenze saranno amare per tutti. Nonostante i dialoghi a volte grotteschi e la lentezza eccessiva del film, gli attori riescono ad aderire ai loro personaggi: oltre la Bruni Tedeschi ( Io mi sento bene nel disagio, ci sguazzo dentro dice), a convincere più di tutto sono le interpretazioni della Golino e di Gifuni.