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Lilja 4-Ever

Fuori, neve, lumini, alberi addobbati. Dentro, la casa illuminata di design scandinavo, regali per una famiglia per ora assente. Lilja costretta a fingersi una bambina che fa i compiti. Silenziosa deve rimanere. Per poi essere brutalmente sodomizzata e picchiata.

Lajla

12.04.2007 - Autore: Matteo Nucci
Sedici anni, ex-Unione Sovietica, Lilja è seduta su una panchina scalcinata del campo su cui si affacciano palazzoni grigi cascanti. Accanto, il giovane amico Volodja, undici anni, rifiutato dalla famiglia come lei, la cui madre se nè andata in America. Incide qualcosa sul legno scrostato. Dai palazzi circostanti, urla di giovani laccusano di essere una puttana. Ingiustamente. Non si è mai venduta, per ora, Lilja, ma lamica che invece lo fa, ha accusato lei per difendere se stessa. Volodja insiste per andar via ma Lilja è irremovibile: Non ho ancora finito. Sotto gli insulti e gli sputi, mette bene in chiaro le lettere e il numero, quel numero che sta per for: forever. È leternità infatti il costante spiraglio di un film durissimo, crudo, straordinario nella violenza con cui colpisce gli spettatori. Leternità di un paradiso sognato, di un mondo di pace oltre la crudeltà di questo mondo, di un dio sempre amato ma che non dà mai indietro nulla. Come leternità di una speranza terrena: che qualcosa un giorno possa cambiare. La storia di Lilja però non sembra lasciar aperta nessuna strada. Lunico vero affetto, quello per Volodja, sarà perduto in una fallimentare fuga in Svezia, dove il suo ragazzo non arriverà mai e Lilja verrà presa in consegna da un violento sfruttatore. Mentre Volodja ­ che nella sua innocenza di undicenne aveva subdorato linganno ­ si lascia morire stretto al pallone da basket che Lilja gli aveva regalato, anche Lilja non trova la forza per continuare. Langelo di Volodja appare per dirle di insistere, di fare quel che aveva fatto sulla panchina scrostata: non darla vinta a nessuno. Ma stavolta è diverso. Il forever! non riguarda più la forza della tenacia umana, bensì quel mondo in cui, secondo Volodja, si possono segnare più punti di Michael Jordan Se Oksana Akinshina (Lilja) e Artiom Bogucharskij (Volodja) sono indubbiamente ammirevoli nella loro interpretazione, unici appaiono lintelligenza e leclettismo definitivamente dimostrati da Lukas Moodysson. Il suo primo film, Fucking Amal, aveva descritto la realtà di adolescenti in un paesino nel mezzo del nulla svedese. Dilemmi sessuali raccontati con lievi tocchi di spirito. Il secondo film, Together, aveva presentato con leggerezza e acuta ironia il mondo della comune anni 70: autoinganni e speranze autentiche. Questo terzo film: mai una possibilità di sorridere. Ancora una volta la società svedese, una sorta di paradigma dellordinato mondo occidentale, che riesce a superare, per crudeltà, il terribile mondo post-sovietico, dove tuttavia Lilja poteva perlomeno coltivare un senso di appartenenza. Resta impressa una scena, fra le tante d inaudita violenza sessuale. Un belluomo svedese, benestante e di buone maniere, che nella notte di Natale, porta in casa Lilja. Fuori, neve, lumini, alberi addobbati. Dentro, la casa illuminata di design scandinavo, regali per una famiglia per ora assente. Lilja costretta a fingersi una bambina che fa i compiti. Silenziosa deve rimanere. Per poi essere brutalmente sodomizzata e picchiata.          
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