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La stella che non c'e'

Il film di Gianni Amelio trae spunto dal romanzo "La dismissione" di Ermanno Rea, che racconta l'ultimo incarico di un operaio nella sua fabbrica in via di smantellamento. Con Sergio Castellitto e Tai Ling

La Stella Che Non C'e'

12.04.2007 - Autore: Eva Gaudenzi
Signori e signori, ecco a voi il primo film italiano in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, La stella che non c’èdi Gianni Amelio. Già Leone d’Oro per Così ridevano del 1998, il regista  mette in scena l’odissea cinese di  Vincenzo Buonavolontà, manutentore specializzato. Il film trae spunto da “La dismissione” di Ermanno Rea, che racconta l’ultimo incarico di un operaio nella sua fabbrica in via di smantellamento.

Italia. Una delegazione di tecnici arriva dalla Cina per rilevare l’impianto di un’acciaieria in disarmo. Vincenzo Buonavolontà (Sergio Castellitto) è convinto che l’altoforno in vendita non sia in buone condizioni. Per evitare che si verifichino incidenti, trova il guasto e costruisce una nuova centralina idraulica. Ma i cinesi lasciano l’Italia col macchinario difettoso. Buonavolontà, allora,  non ci pensa due volte. Come suo ultimo incarico in fabbrica, vola a Shangai per consegnare di persona la centralina modificata che permetterà all’altoforno di funzionare perfettamente. In compagnia di Liu Hua (Tai Ling), studentessa di italiano e traduttrice, percorrerà in lungo e in largo lo sconfinato paese alla ricerca del ‘suo’ impianto. 

Inizia così l’odissea dell’operaio Buonavoltà, il ‘meraviglioso fesso  - come lo chiama lo stesso Castellitto – un Donchisciotte convinto che una valvola salverà il mondo, l’ecosistema, la Cina intera’. Rispetto al libro dal quale il film trae ispirazione, la storia comincia proprio quando il lavoro in fabbrica finisce. “La stella che non c’è” parte dalla ruggine di un’industria abbandonata, vecchio teatro di lotte operaie smembrato dai tecnici della super potenza cinese. Buonavolontà è il  piccolo eroe dell’etica del lavoro, ultimo esemplare di una razza operaia in via d’estinzione.

Attraverso le tappe del suo lungo viaggio (sulla via del Fiume Azzurro fino alla Mongolia meridionale) Buonavolontà intraprende un cammino di scoperta e di conoscenza personale. La maestria di Gianni Amelio consiste nel catapultare lo spettatore esattamente al fianco di Buonavolotà, nella  scoperta di un paese affascinante e pieno di contraddizioni.

Dunque, nessuna considerazione sul passato ‘politico’ del nostro manutentore. E il futuro? La narrazione si concentra esclusivamente sull’ultimo incarico, con l’obbligo morale di portare a termine un lavoro ben fatto. Emozionato ed emozionante, Sergio Castellitto ci racconta la  profondità del suo mondo interiore con un solo sguardo. Interessante anche il lavoro di Amelio con Tai Ling, attrice per caso al suo esordio sul grande schermo.