Il setting è quello della New York in cui la magia lascia il posto alla malinconia e, sullo sfondo della Grande Mela, si assiste alle vicende di quattro personaggi tanto infelici quanto drammaticamente esilaranti.
Per il suo esordio dietro la macchina da presa Philip Seymour Hoffman sceglie la pièce teatrale di Robert Glaudini, incentrata su protagonisti che nonostante i duri colpi della vita (tra solitudine e crisi matrimoniali) hanno sempre la loro amicizia. Chiaramente lo stile di Hoffman è influenzato molto dai grandi con cui ha lavorato nel corso della sua carriera pressoché perfetta (si nota soprattutto lo stile di Paul Thomas Anderson), ma il neo regista ci mette davvero il cuore scegliendo per sé il ruolo del protagonista (che aveva già interpretato sul palcoscenico): un uomo a cui è inevitabile non voler bene. Un po' come il Nicholson di “Qualcosa è cambiato” (ma totalmente lontano dal solito istrionismo Jack) anche lui è pronto a perfezionarsi e lasciare per strada i suoi grandi difetti nel nome dell’unica cosa con cui può sentirsi salvo, la sua donna.
“Jack Goes Boating” potrebbe certamente essere etichettato come il solito film indipendente americano che probabilmente passerà inosservato, oppure – ed è il nostro caso – come la prima di una serie di pellicole dirette da un attore che sa come riscaldare il suo pubblico. Nel dare spessore visivo alla pièce originale, Hoffman usa certamente qualche scorciatoie furba, affidandosi alle sempre immense location newyorchesi e alla buona cucina (un’arma segreta imbattibile in qualsiasi film): a un certo punto, infatti, il protagonista decide di prendere lezioni di cucina per preparare una cena alla sua bella.
E Hoffman sa anche circondarsi di un cast di attori che abbiamo sempre visto sullo schermo in ruoli di supporto e che qui hanno la grande occasione: stiamo parlando soprattutto di John Ortiz, caratterista visto nei film di Michael Mann, che per una volta abbandona i suoi ruoli da duro per un personaggio molto fragile. Mentre l’oggetto del desiderio del protagonista è Amy Ryan, già nominata all’Oscar per il ruolo della madre alcolizzata in “Gone Baby Gone”.
Il resto lo fa la sceneggiatura, adattata dallo stesso Glaudini e capace di offrire ai protagonisti delle battute avvincenti che contribuiscono a dare vivacità a tutti i novanta minuti di questa incantevole opera prima.
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NOTIZIE
Jack Goes Boating - La nostra recensione
Presentata in anteprima al TFF l'opera prima di Philip Seymour Hoffman, una commedia agrodolce capace di riscaldare chi sta a guardare
29.11.2010 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al TFF