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Il giornalismo secondo Clooney

Giacca chiara. Maglietta nera. Entra in scena George Clooney. Ci racconta come il suo film voglia suscitare un dibattito e non attaccare l'attuale amministrazione americana. Sarà vero?

George Clooney - Goodnight and Good Luck

12.04.2007 - Autore: Leonardo Godano
 

Come commenta l’incarcerazione della giornalista del NY Times Judith Miller?
Non sono un giornalista, ma sono semplicemente il figlio di un giornalista. Io posso solo esprimere delle opinioni a riguardo. E la mia è quella che nessun giornalista deve esser messo in carcere se sta lavorando. E’ un grosso errore.

Ha fatto molti film-spettacolo. E’ piu’ stimolante per lei fare un film che creerà un dibattito?
E’ sempre bello e divertente girare un film. Ma certo è piu’ stimolante scrivere e dirigere un film che susciterà delle opinioni o meglio un dibattito sulle libertà civili. Ma vorrei precisare che non ho fatto un film di protesta sull’amministrazione attuale americana, ma solo ricreare e riportare alla luce un fatto storico di grande importanza.

Per la regia si è ispirato a qualche film o a qualche regista con cui lei ha lavorato?
Io rubo da qualsiasi regista. Dopo “Confessioni di una mente pericolosa” ho mandato una lettera di scusa ai regista a cui ho copiato alcune inquadrature. Invece per “Good night, and good luck” ho preso molto dai film documentari.

La verità emerge oggi dalla T.V.?
La gente prende sempre piu’ informazioni dalla Televisone. Kennedy è stato eletto grazie alla TV. Ma se questa informazione non viene fatta da buoni giornalisti e da buoni editori può essere un problema. Murrow l’aveva detto ha chiare lettere negli anni ’50 e io volevo raccontare tutto questo.

L’America ha bisogno di un nuovo Murrow?
La Televisione è molto cambiata. Oggi con la frammentazione della TV in 130 canali ognuno cerca l’emittente che preferisce. Quindi ogni individuo ha un set diverso d’informazioni che sceglie in partenza a seconda delle sue idee. Credo sia impossibile tornare ad un tipo d’informazione legato ad un singolo giornalista.

La sfida piu’ grande di questo film?
E’ bello e mi diverte molto dire all’attore cosi va bene! Ma sicuramente la sfida piu’ eccitante è stata di scrivere (quasi due anni di lavoro) insieme a Grant (Heslov) una sceneggiatura così importante per me. Ma ripeto non c’è una dichiarazione politica. Ho fatto un film su un pezzo di storia a cui io sono particolarmente legato.

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