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Il Festival di Roma accoglie Tron Legacy

Jeff Bridges, Garrett Hedlund e Olivia Wilde tra strabilianti effetti speciali e le musiche avvolgenti dei Daft Punk: "Tron Legacy" non è solamente un film, è un'esperienza sensoriale

Tron Legacy - Olivia Wilde

29.10.2010 - Autore: Marco Triolo
Quando uscì nei cinema nel 1982, “Tron” ebbe un notevole impatto: fu uno dei primi film a portare al cinema il mondo e il linguaggio dei videogiochi, e il primo a introdurre la computer graphic, una tecnologia allora in fase embrionale. Aprì insomma un percorso di scambio tra i due media che oggi sta toccando il suo periodo di massima fertilità. Pare dunque quasi naturale che proprio ora la Disney abbia deciso di dare a “Tron” un seguito, di cui si è molto parlato in questi ultimi mesi (qui trovate la nostra anteprima). In effetti le aspettative sono parecchio alte, e come sempre in questi casi la paura è che lo sia anche troppo: il rischio è quello della delusione di chi attendeva il capolavoro. Noi abbiamo visto ventitré minuti di “Tron: Legacy” al Festival di Roma, e possiamo già dirvi che non c'è da preoccuparsi – il film con ogni probabilità non sarà una delusione, anche se altrettanto probabilmente non andrà a ridefinire il medium come fece il suo predecessore. Ma andiamo con ordine.

Quella che la Disney ha deciso di mostrarci è stata una manciata di scene tutte prese dalla prima parte del film. Si parte con l'introduzione del nuovo protagonista, Sam Flynn (Garrett Hedlund), figlio di quel Kevin Flynn che aveva salvato il mondo virtuale nel film di Steven Lisberger. Jeff Bridges naturalmente ritorna nella parte di Flynn senior, ma ne parleremo più avanti. Nella prima sequenza, ci viene rivelato il cameo di Bruce Boxleitner nei panni di Alan Bradley, la cui unica funzione qui sembra quella del mentore, colui che spinge Sam nelle braccia dell'avventura. Bradley spiega a Sam di aver ricevuto un messaggio sul cercapersone, proveniente dalla vecchia sala giochi di Flynn. Un numero disconnesso da vent'anni. Sam, una testa calda appena uscita da una notte in galera, decide di recarsi sul posto e trova una stanza segreta nascosta dietro l'arcade di “Tron”. Lì, viene risucchiato nella realtà virtuale da un certo laser che i fan dell'originale dovrebbero ben conoscere.

Iniziano così le sequenze più succulente: Sam viene catturato e portato all'arena dove si tengono i duelli tra i programmi. Durante il tragitto, ci viene mostrato un panorama della megalopoli digitale che circonda l'arena, e che ha tutta l'aria di essersi parecchio evoluta dall'ultima volta che l'abbiamo vista. Sam viene gettato nella mischia e sconfigge il suo avversario nel lancio del disco, per poi essere liberato da Quorra (Olivia Wilde), un programma ribelle che lo conduce dritto dritto da suo padre, un invecchiato Jeff Bridges, ridotto a eremita e nascosto in attesa di poter tornare nel suo mondo. I tre formano così un'alleanza per fermare Clu 2.0, l'avatar di Flynn diventato una specie di tiranno.

Da un punto di vista puramente spettacolare, le poche sequenze a cui abbiamo assistito non mancano di coinvolgere e convincere: il film sarà una goduria per gli occhi e sembra funzionare anche sul piano narrativo, con protagonisti ben caratterizzati (specialmente la bellissima e spericolata Quorra) e scene d'azione mozzafiato supportate dalla pulsante colonna sonora di Daft Punk (presenti in sala durante la proiezione). A convincere meno è il 3D: il film è stato concepito e girato servendosi delle ultime tecnologie a tre dimensioni, e l'effetto è talmente calibrato ed avvolgente da risultare quasi... invisibile. Certo, si tratta pur sempre di scelte più coraggiose ed eleganti rispetto alla media delle produzioni 3D, ma se davvero vogliono costringerci a indossare per due ore un paio di pesanti occhiali, forse sarebbe il caso di osare un po' di più. L'impressione, comunque, potrebbe cambiare radicalmente dopo la visione del film nel suo intero.

In sintesi, “Tron: Legacy” ha tutte le carte in regola per essere il grande successo di fine 2010 e spingerà ancora di più il cinema verso il 3D. Se questo sia un bene o un male, lo sapremo solo tra qualche anno. Per ora godiamoci questo spettacolo, ché di certo ne varrà la pena. 

 

Per saperne di più:

Le foto dall'anteprima