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"I nostri anni"

Daniele Gaglianone, presenta il suo primo lavoro nella sezione "Quinzaine des realizateurs"

i nostri anni

16.05.2001 - Autore: Serena Valeri
Pasquale (Piero Franzo), detto Natalino dal suo passato di partigiano, vive solitario e tranquillo sulle montagne. Irrompono in questa pace, un ricercatore ed una sua assistente, per intervistarlo proprio su quel momento storico che ha vissuto in prima persona. Alberto (Virgilio Biei) compagno e caro amico di Pasquale, decide di ritirarsi in una casa di riposo, durante lestate, stanco e ossessionato da quelle scene di morte che sempre si affacciano alla memoria della sua giovinezza. Qui stringe amicizia con un altro pensionante, Umberto (Giuseppe Boccalatte, il giovane interpretato da Diego Canteri), che si trova costretto su una sedia a rotelle. Insieme trascorrono il tempo libero, raccontandosi vicende e ricordi di guerra, ma cè qualcosa che sfugge ad Alberto. Solo molto dopo, da un gesto che aveva segnato la sua memoria, riesce a capire il perché dellevasione di Umberto su alcuni argomenti: si tratta di quello stesso Umberto Passoni, capo delle Brigate Nere, che sulle montagne andava a torturare ed uccidere i partigiani. Ma il rapporto tra i tre anziani signori è ancora più profondo. Da partigiani, Natalino e Alberto avevano assistito impotenti (perché rimasti senza armi), alle atrocità commesse da Umberto, patite dai loro compagni più giovani, e già agonizzanti. Si erano ripromessi di fargliela pagare. Scoperta questa identità, senza mai aver messo da parte i ricordi, Alberto parte per raggiungere Natalino ed informarlo della notizia. Pensano e discutono, interrogandosi su come affrontare i fantasmi da cui sono stati perseguitati nel tempo, sullutilità di una vendetta in ritardo di cinquanta anni, ma alla fine decidono di ucciderlo. Arrivati alla casa di riposo finalmente affrontano il loro carnefice, minacciandolo con le armi. Avvisati dal personale, arrivano i poliziotti che li bloccano.   Il commento Completamente autoprodotto da Gianluca Arcopinto, il film è girato in bianco e nero e con attori non professionisti. Una scelta coraggiosa. Un film sulla resistenza, sui partigiani, potrebbe scoraggiare gli spettatori, ma in realtà quello che si vede è nuovo, e molto godibile. A partire dai rapporti che legano tre anziani signori, la storia va avanti, raccontata attraverso flask back, che ci riportano indietro di cinquanta anni. Inizialmente il racconto parallelo dei due periodi di vita dei protagonisti si confonde, senza lasciar capire esattamente chi sia chi. Altra particolarità sta nel fatto che i diversi tempi narrativi sono caratterizzati dallutilizzo di pellicole diverse, ognuna delle quali da un preciso effetto, che è perfettamente riconoscibile dagli spettatori, così come riconoscibile è la scelta estetica che motiva il montaggio. La validità del film di Daniele Gaglianone è confermata dalla partecipazione al Torino Film Festival 2000, e al Festival di Cannes di questi giorni.   Giudizio Il film è interessante e coraggioso, sotto diversi punti di vista. Ha, tra i molti meriti, quello di descrivere bene i personaggi e i loro rapporti. Bellissime le scene in cui Alberto, sulle montagne, accarezza le cortecce degli alberi, così come faceva da ragazzo, gesto che spesso raccorda presente e passato. Con questa pellicola quasi si perde la distinzione tra film e documentario. E un opera sulla storia e sul nostro passato, che troppo spesso è dimenticato.   In sintesi Interessante ed originale nella forma.  
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