Niente più personaggi uniti tragicamente da inimmaginabili casualità. Stavolta il dramma è spostato su un’unica persona, un padre a cui viene diagnosticato un tumore. Non gli rimane troppo da vivere e ha ancora tante cose da mettere a posto. I suoi due bambini hanno una mamma con seri problemi mentali; il lavoro non va meglio. Niente di legale, si fa da mediatore tra un gruppo di cinesi che producono borse fasulle e la malavita catalana. Pochi soldi che non bastano a vivere dignitosamente. L’appartamento è un porcile, il tempo a disposizione per stare assieme ai piccoli è poco e nullo. Insomma, la vita del nostro protagonista è una catastrofe dopo l’altra, e non sembra poter migliorare.

Quando puoi fare affidamento su un attore del calibro di Javier Bardem è logico che ti viene voglia di offrirgli tutto lo spazio a disposizione. Si tratta di un talento cristallino ed infatti Iñárritu gli sta addosso per tutti i cento trenta minuti di pellicola. Bardem non si risparmia, mette a disposizione il suo corpo, dimagrisce, vive l’agonia del suo personaggio direttamente sulla sua pelle scavata. Lo spettatore non può fare altro che soffrire con lui, far crescere dentro di sé un magone di pesantezza che lo segna anche per le ore successive. Sarebbe ingiusto quindi dire che “Biutiful” non emozioni, il problema è semmai che lo fa spingendo su un unico tasto, quello più semplice: il dramma senza fine.

Così come in “Babel”, Iñárritu sembra compiacersi della capacità di mettere a disagio, di evitare, quasi che fosse un’eresia al cinema, qualsiasi momento anche minimamente ironico. Non stempera mai un'atmosfera pesante. Neanche un pochino, neanche per sbaglio. Purtroppo la potenza del suo sguardo dietro la macchina da presa – punto di partenza per una regia impeccabile - si accompagna sempre a una scrittura che dire antipatica è un eufemismo. Si accumulano scene di dolore su scene di dolore, tutto appare disperato e senza via di uscita. Il rapporto padri figli rimane monodimensionale, non vive nessuna svolta, lui si prende cura di loro dall’inizio alla fine con la stessa accondiscendenza e amore.

“Biutiful” finisce così per risultare un lungo conto alla rovescia scandito da eventi che poco o nulla cambiano quel contenuto che ci appare ben chiaro dopo pochi minuti. La volta che Iñárritu deciderà di dirigere una storia scritta completamente da qualcun altro (che non sia Arriaga) forse avremo un capolavoro. Così rimangono invece continue occasioni perdute.
La pellicola, presentata al 63esimo Festival di Cannes, è distribuita nelle sale dalla Universal
Per saperne di più
Il trailer di Biutiful
Le foto del film
Il momento d'oro di Javier Bardem