NOTIZIE

Après Mai - La nostra recensione

Il ricordo del dopo Sessantotto negli occhi di un adolescente in cerca della sua identità

Apres Mai

03.09.2012 - Autore: Ludovica Sanfelice
Olivier Assayas pesca negli anni della sua formazione giovanile e porta al Lido di Venezia Après Mai, film ambientato nei primi anni Settanta, dopo il Maggio del '68 cui si riferisce appunto il titolo. Gilles (Clement Metayer) è un adolescente proprio negli anni tumultuosi in cui l’unico orientamento culturale era la rivoluzione. Anni in cui contava solo il presente, anni di militanza radicale, in cui maturare una scelta in un clima incendiario e trascinante era un esercizio acrobatico che oscillava a dieci metri di altezza tra teoria e pratica.

Apres Mai recensione Assayas Festival di Venezia 2012 - I protagonisti del film

Scartando le nostalgie che suscitano sempre molta diffidenza verso i film che raccontano i movimenti giovanili, Assayas prende per mano la letteratura, una guida fondamentale nella complessa costruzione dell’identità e dell’apertura al mondo esterno. Sulle orme biografiche del regista, il giovane Gilles partecipa al movimento studentesco e insieme ai suoi amici si ritrova coinvolto in uno scontro che segnerà il percorso di tutti in maniera differente. Lui sceglierà di sentirsene responsabile e di trasformarlo in una lezione, assecondando quel moto intimo, più personale e spontaneo che lo spinge verso l’arte, la pittura, la grafica e infine il cinema ed è più urgente persino della vita sentimentale.

Il pregio più interessante del film che strappa gli applausi della stampa è la capacità sensibile di riportare a galla l’impegno autentico, anche sbagliato e autodistruttivo, di una generazione che cresce e si forma tre anni dopo l’esplosione sessantottina. Si regala così allo spettatore l’opportunità di rivivere le immediate conseguenze sociali e culturali di una Rivoluzione, su cui non si aveva ancora, per forza di cose, una prospettiva storica, ma in cui si vivevano seriamente gli ideali, non senza ingenuità e miopia, già ad una certa distanza dall’euforia più febbrile che caratterizzò il Maggio. Così era il mondo, tutto era possibile, tutto era mobile e tutti erano attori coinvolti o estranei o vittime. Non è perciò casuale che Assayas apra il suo film citando Blaise Pascal: “Tra noi e l’inferno o tra noi e il cielo c’è solo la vita che è la cosa più fragile del mondo”, la vita che, nell’esperienza di Gilles e dei suoi amici, offre la preziosa occasione di sviluppare una coscienza autonoma, varia, non conforme. Una bella fortuna, e sicuramente un ricordo avventuroso, col senno di poi.

Apres Mai recensione Assayas Festival di Venezia 2012 - Una scena

È perciò forse l’invidia, o il cinismo, più che la nostalgia a suscitare la diffidenza di cui parlavamo e alla quale chi scrive non era affatto estranea. Après Mai però porta in sala quel temuto decennio e, pur non regalando impressionanti novità, riesce a farsi strada nel cuore dello spettatore grazie alla forza cristallina di una solida cultura, dell’onestà intellettuale e del ricordo biografico.

Film.it è in prima linea al Festival di Venezia 2012: i film, i personaggi, le interviste e i dietro le quinte dal grande evento in laguna. Per conoscere tutto questo, vi invitiamo nel nostro speciale sulla Mostra.
FILM E PERSONE