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Alex Infascelli e la sua sfida al cinema italiano

Intervista al regista Alex Infascelli

Almost blue

14.04.2003 - Autore: Valentina Bisti
Non è molto che Alex Infascelli lavora nel mondo del cinema, ma ha già accumulato molte esperienze. Nel 1990 comincia come aiuto regista con i video Domino dei Kiss e come scenografo per il video Alive dei Pearl Jam. Da questo momento la sua vita professionale sarà attraversata da diverse fasi: lavora in una campagna pubblicitaria della Nike, fa lassistente di produzione, il regista di uno special per Mtv. A metà degli anni 90 si specializza in video clip e lavora soprattutto con cantanti nazionali: tra gli altri Luca Carboni, Daniele Silvestri, Marina Rei. Poi, circa un anno fa, legge il libro di Carlo Lucarelli e si innamora della storia. Dopo 20 giorni i diritti dautore sono già suoi. Questa è la storia di comè iniziato \"Almost blue\", il suo primo lungometraggio.   \"Almost blue\" è la storia di un serial-killer. Pensi di aver rischiato a portare sugli schermi italiani un soggetto del genere?   Credo che in Italia, in questo momento, sia rischioso fare ogni genere di film. Fino ad oggi non ho rischiato, da domani sarà diverso. Dovrò confrontarmi con la gente che vedrà il mio film e che darà dei giudizi. E rischierò ancora di più quando realizzerò un secondo film e il pubblico si aspetterà da me qualcosa in più. Oggi mi sono presentato, domani dovrò confermare.   A differenza di altri registi italiani hai ambientato il tuo film nella realtà di oggi. Per quale motivo?   Noi abbiamo un passato molto importante, che è anche la nostra rovina perché siamo legati e, molto spesso, ancorati al passato. Mi spiego: noi italiani ci confrontiamo regolarmente con dei modelli che appartengono al passato e mai al contemporaneo. Io mi sono voluto allontanare da questo tipo di operazione.   Perché?   Per raccontare una storia del passato bisogna avere una conoscenza del passato. Se Guido Chiesa ha realizzato \"Il Partigiano Johnny\", lo ha fatto perché era una storia che sentiva sua, che gli apparteneva. Il suo non è stato un approccio manierista ma proprio viscerale. Evidentemente quel periodo lo ha emozionato particolarmente. Invece io, ho deciso di realizzare \"Almost blue\" perchè mi interessa questo tipo di realtà.   Secondo te, il cinema è lo specchio della realtà?   No, è uno specchio deformante. Anche la commedia trova spunti nella vita reale. Questi spunti non sono interessanti in partenza, lo diventano nel momento in cui vengono passati attraverso un filtro comico o ironico. Io stesso mi nutro della quotidianità, poi devo trasformarla perché così è realtà, proprio perché avviene in quel momento. Non puoi rinchiuderla in una scatola che poi è il cinema.  
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