Eppure nel bellissimo “Miracolo a Le Havre” uno dei protagonisti, a un certo punto, si mette a correre. Lui ribatte, chiudendo il discorso: “Se non potessi infrangere le mie regole, che regole sarebbero allora?”. Scambiare due chiacchiere con Aki Kaurismaki vuol dire ritrovarsi in sua compagnia per almeno un’ora. In altre parole, il tempo che lui impiega a fumare un pacchetto e mezzo di sigarette, sorseggiando vino bianco tra una domanda e l’altra.

Aki, L’uomo dei miracoli
Già salutato al Festival di Cannes dagli applausi di pubblico e critica, “Miracolo a Le Havre” arriva finalmente nei cinema italiani. “Io adoro Humprey Bogart, è stato il più grande di tutti" – ci dice il regista quando gli chiediamo dell’atmosfera dei suoi film, non troppo lontana dalle pellicole degli anni Quaranta e Cinquanta (non è un caso che nella nostra recensione abbiamo definito il film "una rilettura elegante e stralunata di "Casablanca").
“Potete mettere il mio nome in cima al guinness dei pigroni – continua il regista – sono troppo pigro per sforzarmi con la scrittura. Ecco perché i miei film sono molto silenziosi. Mi affido alla musica per sostituire i dialoghi. Ho dovuto farlo: quando ho cominciato come sceneggiatore, vedevo sempre tanti dialoghi massacrati al montaggio. Ecco perché oggi non scrivo un dialogo che duri più di novanta secondi”.
Hollywood e il Rock
“Ci sono due tipi di Hollywood – dice il regista finlandese – quella che è durata fino al 1962 e quella che è arrivata dopo. Per me esiste solo la prima”. Chi sono allora i tuoi miti Aki? “Frank Zappa! – e lo dice con gli occhi illuminati – Sì era un musicista, ma pensateci era perfetto per il cinema!”.

In Aki We Trust: politica, religione, cinema
La chiacchierata con Kaurismaki ha una struttura molto semplice: si parla di tutto, ma se ne parla a modo suo. Lui è sempre generoso nelle sue risposte, ma mantiene una struttura di replica piuttosto fissa. Si comincia sempre con una battuta: “Sono l’ateo più cristiano che abbiate mai conosciuto”.
Dopodiché il suo humour lascia spazio alla profondità, senza però andare mai via: “Il Torino Film Festival mi onorerà con un premio speciale sia per i film che ho fatto che per quelli che farò… non sono ancora morto, ma ho detto tutto quello che avevo da dire nei miei film. Comincio a ripetermi, ma mi sta bene così. A livello ecologico, fare cinema non arreca tanti danni! In quanto a noi, siamo sempre stati spaventati dall’invasione degli alieni. Ma abbiamo capito che gli alieni siamo noi. Questo pianeta prima aveva equilibrio, adesso non più. Gli uomini sono corrotti: auguro buona fortuna al Presidente Monti, che fino ad adesso sembra una persona non corrotta. Ancora. Aspettiamo un po’ per vedere che succederà”.
"Miracolo a Le Havre", in uscita il 25 novembre e presentato al Torino Film Festival, è distribuito dalla BIM.
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