
Dopo Provincia meccanica c'è Acciaio, e in esso è contenuto un piccolo assioma, che in tempi malati di esterofilia permanente appare rivoluzionario: la voglia di fuggire lascia spesso il posto alla voglia di restare. Il film, tratto dal romanzo omonimo di Silvia Avallone vincitore del Premio Campiello nel 2010, indebolisce, durante la prima parte, l'opprimente contesto operaio e famigliare, molto più forte nel romanzo, concentrandosi soprattutto sull’amicizia sensuale di due adolescenti ribelli e conturbanti senza troppi pudori. Una vibrante tensione, sapientemente calibrata, spesso solo disarmo di fronte al cambiamento del corpo, invade tutti i legami della storia. Fratello/sorella, amica/amica, non importa; le forme nuove sbocciate, inconsapevoli della loro forza, pietrificano l’aria.

Nella seconda parte è invece la fabbrica e l’etica del lavoro a dominare, mentre un’estate immobile intrappola il tempo. Ma Acciaio non specula sul ritratto della disperazione proletaria: ne mostra l’orgoglio, la libera scelta di sostenere il lavoro come valore da difendere, alternando squallore e tenerezza e dipingendo atmosfere realistiche. Un secco e coerente tributo alla classe operaia, al suo pudore, alla sua forza, lontano dai toni esasperati della propaganda, con il bravo Michele Riondino e due esordi precocissimi, Matilde Giannini e Anna Bellezza, semplicemente sorprendenti.
Film.it è in prima linea al Festival di Venezia 2012: i film, i personaggi, le interviste e i dietro le quinte dal grande evento in laguna. Per conoscere tutto questo, vi invitiamo nel nostro speciale sulla Mostra.