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History Channel. Malamilano, la malavita romantica

04.05.2006 - Autore: Nexta
Venerdì 8 luglio alle 21.00, History Channel presenta in prima tv Malamilano, un documentario di Tonino Curagi e Anna Gorio che ripercorre gli anni 'eroici' della liggera, di quella malavita romantica e popolare cantata da Dario Fo e Enzo Jannacci, nata e cresciuta nella Milano del dopoguerra. Proprio lungo le strade di una Milano resa oggi irriconoscibile dalle trasformazioni urbanistiche, è ambientato il film di Curagi e Gorio, un percorso a ritroso nel tempo in compagnia di due intellettuali e scrittori: Primo Moroni e Bruno Brancher – testimone il primo, protagonista il secondo, di quella fetta di storia milanese.
Assisteremo a memorabili guerre di quartiere, lungo i canali della Darsena con i suoi barconi carichi di ghiaia, nei cunicoli dei formaggiai di San Gottardo e sui cortili del Ticinese. Questi luoghi, agli inizi degli anni ’50, erano popolati da un folto gruppo di giovani proletari che rifiutano la logica del lavoro in fabbrica e, per sopravvivere, si arrangiano come possono con furti e scippi, rispettando però codici e valori ben precisi. Nasce così la Liggera, una malavita bonaria e proletaria che popola le trattorie e le bettole dei Navigli, una malavita che, rifiutando il ricorso alla violenza, svaligiava gli appartamenti senza pistola 'così che la polizia poteva farti niente', una malavita romantica sedotta del mito cinematografico del 'grande colpo che ti risolve la vita'.
Un colpo su tutti rimarrà memorabile: quello sferrato a Via Osoppo nel 1958 dalle 'tute blu' di Enrico Cesaroni a un furgone portavalori. Quella sarà insieme l’ultima rapina 'romantica' e la prima di stampo 'criminale': le tute blu infatti erano armate, ma l’unico bum lo fecero con la bocca. Poi arriverà un altro boom, quello economico degli anni ’60, con il suo carico di consumismo ed edonismo, che avrà effetti dirompenti sulla città e sulla vita di questi poveri furfanti di quartiere. Sono gli anni dell’immigrazione meridionale nella Milano industriale, della rincorsa al posto in fabbrica, dell’urbanizzazione selvaggia. I giovani della Liggera, incalzati dal progressivo insediamento di una criminalità diversa e di stampo mafioso, si prodigano per una gestione più redditizia degli affari. Iniziano gli scontri tra bande per il controllo della prostituzione, delle bische e delle sale da ballo; si moltiplicano le rapine e soprattutto l’uso di armi e di metodi violenti. Dalla logica del bisogno si passa progressivamente alla logica del profitto. E’ un processo irreversibile e implacabile che all’inizio degli anni ’70 degenera verso una nuova criminalità di stampo mafioso, sempre più feroce e assetata di sangue.  
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