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The Walking Dead recap: una sfida tutta al femminile per Carol e Maggie

La puntata 6x13 si concentra sulle donne dei due schieramenti rivali di Rick e Negan, parlando di maternità e speranza nel futuro

The Walking Dead

14.03.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
AVVISO: LIEVI SPOILER DALL'EPISODIO 6X13.

Una puntata tutta al femminile per The Walking Dead, la cui seconda parte della sesta stagione aspira alla perfezione. Mai, negli ultimi anni, la serie aveva inanellato una sfilza di episodi di così alto livello, e la cosa è confermata anche dal tredicesimo, The Same Boat (“La stessa barca”, titolo che è tutto un programma). Maggie (Lauren Cohan) e Carol (Melissa McBride) sono state rapite dagli scagnozzi di Negan, mentre Rick e gli altri hanno in mano uno dei loro. Uno scambio si prospetta, ma le cose non andranno ovviamente in maniera liscia.



Ancora una volta c'è un forte cambio di marcia rispetto all'episodio precedente: laddove c'era guerra in campo aperto e con ogni mezzo, qui c'è dramma psicologico e tensione che sfocia solo alla fine in uno scontro sanguinolento. L'ambientazione è però simile a quella del dodicesimo episodio: tra le quattro mura di una “casa sicura” dei Salvatori. La caratteristica peculiare di The Same Boat è però che le protagoniste sono quasi tutte donne: Carol, Maggie e le loro aguzzine, più un solo uomo che è però più carne da macello che personaggio attivo – e che viene liquidato con un emblematico “gli uomini non sanno sopportare il dolore”.

Il fatto che Maggie aspetti un figlio permette infatti alla squadra di sceneggiatori di Scott Gimple di sviscerare ancora una volta tematiche come gravidanza, maternità, speranza nel futuro. Sta lì il contrasto ideologico tra il gruppo di Rick e i Salvatori: da un lato un certo ottimismo e il desiderio di costruire una società e un futuro, dall'altro la pura sopravvivenza, l'abbandono quasi completo della propria umanità. “Quasi”, perché lo scavo psicologico negli antagonisti è centrale in questo episodio, in cui viene messo nuovamente in dubbio il ruolo di “buoni” di Maggie e compagnia, rappresentati, in fondo, come dei killer efficienti e capaci di essere tanto spietati quanto i “cattivi” che vorrebbero debellare. L'unica differenza tra loro è il fine, sopraffazione versus ricostruzione, ma i metodi sono spaventosamente simili.



La grande metafora della puntata ce la regala Carol, sempre più combattuta e schiacciata dai sensi di colpa: la vediamo liberarsi dalla prigionia per mezzo di un rosario che, nelle ultime battute dell'episodio, gronda sangue. Un oggetto che un tempo rappresentava la fede degli uomini ora è diventato strumento di morte. La speranza in un futuro migliore ha lasciato spazio alla violenza animalesca. Ma Carol ne è consapevole, e proprio in questo dettaglio sta la sua maturazione verso una rinascita umana che vedremo probabilmente sbocciare nelle prossime puntate.

Una cosa è certa: il gruppo di Negan è molto più grande di quello che sembrava, e Negan stesso è un leader forte, capace di ipnotizzare i suoi sottoposti e di spingerli a una fedeltà alla causa che sa di fanatismo. Quando finalmente lo incontreremo, ne vedremo delle belle.